«Li abbiamo presi». «Il conto è chiuso». I titoli cubitali sulle prime pagine di Maariv e di Yedihot Ahronot, due dei principali quotidiani israeliani, spiegano meglio di ogni commento e analisi politica il successo politico garantito al premier ad interim Ehud Olmert dal trionfale raid di Gerico. E quella foto di Ahmed Saadat bendato e legato tra i soldati israeliani sembra già un manifesto di vittoria, una sicura ipoteca sulle elezioni del prossimo 28 marzo.
Non che ce ne fosse un gran bisogno. Un sondaggio condotto dalla Tv israeliana alla vigilia del raid già segnalava una prepotente rimonta di Kadima. Secondo quei dati, il partito fondato da Ariel Sharon era risalito a 42 seggi recuperando la leggera flessione che nelle scorse settimane laveva visto cadere a quota 37. Limpennata garantita dalla cattura del mandante e dai killer del ministro Rehavam Zeevi renderà praticamente incolmabile il distacco nei confronti di Likud e laburisti, congelati a 16 e 15 seggi.
A casa Kadima accostare il successo di Gerico alle imminenti elezioni è, ovviamente, una sorta di tabù. Loperazione con cui Olmert è riuscito a sopperire alla mancanza di carriera militare garantendosi lindispensabile reputazione di leader deciso e determinato viene tenuta rigorosamente separata dalle esigenze elettorali. Il più risoluto nello smentire qualsiasi possibile collegamento è il ministro della difesa Shaul Mofaz, che sottolinea come la decisione di intervenire sia stata presa soltanto in seguito al ritiro degli osservatori americani e inglesi.
«Non siamo intervenuti a Gerico per ragioni elettorali ha detto ieri Mofaz - non avevamo altra scelta, dovevamo entrare in azione, nessuno Stato responsabile avrebbe permesso che gli assassini di un suo ministro fossero rimessi in libertà». E per prevenire qualsiasi rappresaglia, Shaul Mofaz e i vertici militari hanno prorogato il blocco dei territori palestinesi imposto durante le festività di Purim, il carnevale ebraico.
Ovviamente il leader del Likud, Bibì Nethanyahu, e i suoi collaboratori, raggelati dal tempismo di Olmert e dai sondaggi, ripetono che una rondine non fa primavera. Ma i commentatori politici, fino a ieri instancabili nel sottolineare linesperienza di Olmert in fatto di leadership, sembrano finalmente pronti a riconoscere in lui il vero erede di Sharon. «Sharon lha promesso e Olmert lo ha reso possibile, se non è il passaggio dello scettro cosè?», si chiedeva ieri Haaretz.
«Gli elettori amano questo genere doperazioni, amano veder il nemico umiliato e i nostri soldati rientrare vittoriosi e incolumi alle basi. Olmert spiegava invece Yedioth Ahronot ha pienamente raggiunto il suo scopo, ha imposto un assedio e si è mosso con freddezza e pazienza nellattesa della resa».
In questi cori di osanna e vittoria gli unici dubbi riguardano il destino giudiziale di Ahmad Saadat, dei suoi quattro sottoposti e di Fuad Shobaki, luomo che nel 2001 tentò di far arrivare a Gaza una nave carica di armi.
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