E l'interprete di Gheddafi crollò: «Non ce la faccio più»

Dopo 75 dei 90 minuti in cui il Colonnello ha lanciato il suo anatema contro le Nazioni Unite, il traduttore è crollato. Non accadeva da 25 anni.

Novanta minuti di discorso contro i dieci-quindici previsti dal protocollo. Un intervento fiume, infarcito di disprezzo per le Nazioni Unite, il pulpito che gli dava ospitalità. Così il colonello Muammar Gheddafi non ha solamente stancato la platea, ma ha sfinito soprattutto il suo interprete. «Non ce la faccio più», ha urlato a un certo punto Ali Treki, traduttore nel giorno dell'Assemblea dell'Onu ma con un passato da ministro degli Esteri libico. Treki è crollato dopo 75 minuti. Per poi lasciare il testimone a una traduttrice improvvisata. «È la prima volta in 25 anni che mi capita di vedere una cosa del genere», ha detto al New York Post uno dei suoi colleghi.
La Libia ha voluto usare il suo interprete, nonostante il servizio offerto dalle Nazioni Unite per l'occasione (25 traduttori di altissimo livello). Ma il discorso di Gheddafi ha superato di gran lunga i 40 minuti che in genere sono il tempo massimo di lavoro previsto per gli interpreti, considerato l'alto livello di concentrazione e stress al quale sono sottoposti. In realtà Gheddafi aveva annunciato, come sua abitudine, che avrebbe parlato in dialetto, giustificando così la necessità di usare il «suo» interprete. Alla fine, invece, ha parlato in arabo. E seppure non ha toccato il record di Fidel Castro del 1960, anno in cui il leader cubano parlò per bene quattro ore e mezzo, è riuscito comunque a sfinire Treki.

Per fortuna a sbloccare le cose è intervenuta Rasha Ajalyaqeen, la responsabile della sezione araba del servizio di interpretariato dell'Onu, che al volo ha preso il testimone dal collega e che ha assicurato la traduzione simultanea per i restanti 20 minuti.

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