E nell’indagine finisce anche il perito «rosso» della Provincia

MilanoChe fosse stato quantomeno di manica larga, se n’erano accorti in parecchi. Ora, lo sostiene anche la Procura di Monza. Guido Roberto Vitale, l’anti-Cuccia, una mente finanziaria ritenuta vicina ai Ds, fondatore e presidente della banca d’affari privata Vitale&Associati, è finito nell’inchiesta aperta per corruzione in relazione al più colossale affare messo in piedi da Filippo Penati (ex presidente della Provincia di Milano nonché già braccio destro del segretario dei Democratici Pier Luigi Bersani), e Marcellino Gavio, l’imprenditore che grazie alla vendita delle quote in Serravalle intascò una plusvalenza monstre da 179 milioni di euro, 50 dei quali girati nel tentativo di scalata di Unipol a Bnl. Quella che fece esultare Piero Fassino al telefono, con un improvvido «Abbiamo una banca?».
«Sussistono gravi indizi» a suo carico, scrivono i pm Franca Macchia e Walter Mapelli nell’atto con cui è stato disposta l’acquisizione di documenti nella banca d’affari. «Guido Roberto Vitale - sottolineano i due magistrati - era ed è tutt’ora legale rappresentate di Vitale&Associati spa, società di consulenza alla quale la Provincia di Milano conferì nel luglio 2005 l’incarico di valutare il prezzo delle azioni di Milano-Serravalle». E «il prezzo determinato nella consulenza appare quantomeno approssimativo perché condizionato, a detta degli stessi consulenti, dalla “limitatezza delle informazioni disponibili” nonché sospetto perché funzionale alla giustificazione formale di un prezzo già deciso e fuori linea rispetto a pregresse e successive valutazioni di altri advisor». Una bomba in cinque righe. Secondo la Procura, insomma, l’affare Serravalle venne concluso fuori dai tavoli ufficiali, e «benedetto» solo a posteriori da Vitale. Con numeri sospetti. La valutazione dell’advisor, infatti, oscillava fra i 7,1 e i 9,6 euro ad azione. Altre cinque perizie avevano abbassato l’asticella, anche fino a 4,48 euro. Ma la Provincia le pagherà 8,83.
C’è una data chiave, per capire il giallo. Ed è quella del 29 luglio 2005. Quel giorno, la Provincia di Milano acquista il 15% della Serravalle dal gruppo Gavio, pagando 238 milioni di euro, con cui Palazzo Isimbardi acquisisce la maggioranza assoluta della società. Lo stesso giorno, in via Vivaio viene siglata la «ricevuta» della consulenza dello studio Vitale&Associati. Ma a leggerlo, quel documento, qualcosa non torna. L’advisor, infatti, spiega di aver redatto la perizia anche sulla base del «contratto di compravendita di azioni della Serravalle tra Asam (il veicolo societario delle Provincia, ndr) e Gavio sottoscritto il 29 luglio 2005», e il «contratto di finanziamento della Serravalle tra Asam e Banca Intesa sottoscritto il 29 luglio 2005». Insomma, lo stesso giorno vengono firmati i due contratti e completata la consulenza. Inoltre, nella perizia si parla al passato. «Facciamo riferimento agli accordi raggiunti tra la Provincia di Milano e le società facenti capo all’imprenditore Marcellino Gavio in merito all’acquisto da Gavio, da parte di Asam spa, di complessive 27 milioni di azioni ordinarie rappresentative del 15% del capitale della società Milano-Serravalle». Ancora, è «essenziale che la Provincia, forte della nuova qualità di azionista di maggioranza assoluta, assuma un ruolo attivo nell’indirizzare la società». Insomma, l’affare è dato per concluso. Un parere «a babbo morto». Che, per gli inquirenti, porta bene all’anti-Cuccia.
Perché la Vitale&Associati ottiene altri due incarichi dalla Provincia, entrambi poco chiari. Il 21 luglio del 2005 - 8 giorni prima del passaggio azionario - viene disposto il pagamento di 80mila euro per un «incarico di assistenza sulle linee di indirizzo sul progetto di quotazione in Borsa della Milano-Serravalle spa».

L’8 agosto successivo, Palazzo Isimbardi versa 120mila euro per una consulenza quantomeno bizzarra: stabilire quale fosse il prezzo congruo per acquistare le azioni della società autostradale. Peccato che l’affare fosse già andato in porto.

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