E come non volevasi dimostrare...

Come (non) volevasi dimostrare. Si sapeva che il Cagliari non è l’Inter, nella testa dei rossoneri. Si sapeva che l’allenamento-Uefa in Svizzera con lo Zurigo era stato piuttosto intenso. Si sapeva che la difesa ogni tanto va nel pallone. Si sapeva tutto. Ma si sperava che il cammino verso una squadra double face (normale contro avversari normali ed extra-strong contro rivali davvero forti) fosse finalmente iniziato. Invece no. Sulla bilancia della partita al Sant’Elia ha pesato di più la supponenza milanista o il dinamismo dei rossoblù? Le gambe pesanti di Seedorf & Co. o la tattica azzeccata del bravo Allegri?
Mah. Sta di fatto che, se quelli davanti non vanno forte, le grandi firme di Carlo il Buono, dopo lo sprint che ha bruciato le orecchie ai cuginastri, hanno ripreso a camminare. Irritante in particolare (dovrebbe essere una notizia, ma non lo è), Pato lo Sbarbato, il quale forse crede di essere già diventato ciò che qualcuno vede in lui. Molto meglio, a tutt’oggi, Borriello.

Così, si torna «in continente» con in mano, invece dei tre punti troppo ottimisticamente preventivati, un «pugno-punto» di mosche. Non si può nemmeno dire che la pausa viene a proposito. Di pause se ne prendono già troppe in campo.

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