
Ha pubblicato quasi trenta libri ma la cosa per cui meglio ricorderemo Stefano Benni sarà probabilmente La Luisona, la leggendaria decana delle paste del Bar Sport, che "si trovava in bacheca dal 1959" e che "guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo". La Luisona è il racconto che apre il suo folgorante Bar Sport, esordio in volume per Mondadori del 1976, e che ben definisce i contorni della comicità irresistibile del Benni prima maniera: frizzante di imprevisti surreali, scoppiettante di invenzioni linguistiche, satirica verso l'Italia e i suoi luoghi comuni, le sue macchiette, i suoi matti, i suoi fissati, i suoi esperti di ogni possibile disciplina, ma allo stesso tempo affettuosa e innamorata della sua gente.
Nato a Bologna nel 1947, cresciuto sulle montagne dell'Appennino, chi ha avuto occasione di vedere Benni in una presentazione in libreria, oppure a teatro, o semplicemente in tv, ne ricorda l'understatement, la nonchalance da maestro di scrittura suo malgrado, l'ironia corrosiva ma gentile, i grandi cappotti oversize e la capigliatura leonina, benché il suo soprannome non avesse nulla a che fare con il re dei felini: lo chiamavano piuttosto Il lupo, in virtù del suo amore per la vita solitaria e della sua abitudine o così si racconta di girare di notte ululando insieme ai suoi molti cani.
Collaboratore di settimanali come L'Espresso e Panorama, di quotidiani come La Repubblica e Il Manifesto, di fogli satirici come Cuore e Tango, la sua critica della politica e dei costumi di un'Italia che ha sempre prestato il fianco alla satira è passata attraverso le raccolte di racconti e articoli che hanno fatto seguito al grande successo di Bar Sport: prima La tribù di Moro seduto, uscito nel 1977 ancora per Mondadori, e poi Non siamo stati noi, uscito l'anno successivo per Savelli. Con l'esordio narrativo vero e proprio, il romanzo Terra!, uscito nel 1983, Stefano Benni si è spostato verso la cifra stilistica cui sarebbe rimasto fedele per il resto dei suoi giorni, e cioè un umorismo più sottotraccia, stemperato dentro storie a volte fantascientifiche e a volte semplicemente fantastiche, con personaggi surreali, ingenui, vicini alla purezza e al candore dell'infanzia, o alla sincerità stralunata e senza freni della vecchiaia. Un romanzo, Terra!, che ha segnato anche il passaggio all'editore cui Benni sarebbe rimasto altrettanto fedele, Feltrinelli, con cui avrebbe costituito un connubio solidissimo, contribuendo a definire l'identità anni 80 e 90 della casa editrice milanese, e allo stesso tempo ricevendone quella stima e quelle attenzioni che lo avrebbero reso figura di riferimento per i lettori, che nei suoi libri trovavano un porto sicuro fatto di buona scrittura, di ironia, di una satira del mondo fatta da sinistra, e con un tono che ha via via preso a spostarsi dalla comicità per avvicinarsi alla nostalgia, alla malinconia, alla poesia, alla dolcezza dei sentimenti.
Sono quindici i romanzi pubblicati per via Andegari, tra cui quelli rimasti più impressi nella memoria dei suoi tanti lettori sono stati Comici spaventati guerrieri (1986), La compagnia dei celestini (1992) e Margherita Dolcevita (2005). Nella definizione dell'identità feltrinelliana, a Benni va anche ascritto il merito di aver portato Daniel Pennac dal suo editore: letto a Parigi, in francese, La fata carabina, ne raccomandò (subito ascoltato) l'acquisto dei diritti in casa editrice, e diventò così amico dell'autore transalpino.
Alla lunga carriera di scrittore, tradotto in oltre 30 lingue, carriera conclusa nel 2020 con il romanzo Giura (ancora Feltrinelli), Benni ha affiancato quella di poeta, performer, autore teatrale, sceneggiatore e regista per il cinema. Autore dei testi degli sketch televisivi di Beppe Grillo a Domenica In nei primi anni 80, Benni scrisse la sceneggiatura di Topo Galileo, film interpretato nel 1988 dal comico genovese, e nel 1989 adattò per il grande schermo Comici spaventati guerrieri, trasformandolo nel lungometraggio Musica per vecchi animali, di cui fu regista insieme a Umberto Angelucci e dove scelse come interpreti gli amici Dario Fo e Paolo Rossi. Scomparso ieri, 9 settembre, a 78 anni dopo una lunga malattia che lo aveva costretto a rinunciare a ogni apparizione pubblica, Stefano Benni rimarrà negli affetti delle generazioni che sono cresciute con lui, e che sulle sue pagine hanno costruito il proprio sense of humour.
La Luisona se l'è mangiata un rappresentante di Milano, entrato ignaro e affamato al Bar Sport, e che poi l'ha scontata atrocemente nel
bagno di un autogrill di Modena. O così va a finire nel racconto di Benni. Più facile che La Luisona invece sia ancora lì, nella personale bacheca del Bar Sport custodita nel cuore dei suoi lettori, e che ci resti per sempre.