E pure il bipartitismo sembra agli sgoccioli

E pure il bipartitismo sembra agli sgoccioli

Il 7 maggio, il giorno dopo il voto, Nick Clegg potrebbe svegliarsi nei panni del politico più corteggiato del Regno Unito. Il leader dei LiberalDemocrats, terzo partito britannico, rischia di diventare l’ago della bilancia alle legislative. I più recenti sondaggi parlano chiaro. Sia i laburisti di Gordon Brown sia i conservatori di David Cameron potrebbero non raggiungere la maggioranza necessaria per governare. Le ultime proiezioni Icm del Guardian, per esempio, danno i conservatori al 40%, i laburisti al 31% e i LibDem al 20%. Cameron si troverebbe così a corto di 12 seggi in Parlamento.

Clegg (nella foto), potrebbe rivelarsi allora utile per inedite alleanze.
Il 43enne leader del partito «giallo», che ammette un passato sbarazzino tra i banchi di uno dei licei più importanti del Paese, la Westminster School, è un prodotto del multiculturalismo: la madre è olandese, il padre mezzo russo, la moglie è spagnola e molto in carriera. Piace agli inglesi perché chiede più trasparenza nella politica ma fa tremare i britannici allergici all’Europa per il suo passato alla Commissione e al Parlamento europeo, ammettendo il suo debole per Bruxelles piuttosto che per Washington. Con chi si schiererà il 7 maggio se il Paese si svegliasse senza una maggioranza? Non lo dice, perché, spiega la Bbc, la sfida è tenere aperte tutte le opzioni per ottenere più voti. Niente manifestazioni d’affetto pre-elettorali verso altri partiti, dunque, ma una linea chiara: tasse ed economia più giuste, soldi agli studenti più poveri, molta ecologia e riforma elettorale. Già, perché se i sondaggi non mentono, il voto di maggio potrebbe mettere a rischio il tradizionale sistema bipartitico britannico. Clegg propone alla Gran Bretagna di passare al proporzionale, perché, dice «nelle ultime elezioni locali, il 40% degli inglesi non ha votato per i due partiti tradizionali. Nel dopoguerra, la percentuale era al 2%. Il sistema deve cambiare».

«Non è difficile immaginare che questa elezione possa aprire la via alla riforma del sistema politico - spiega al Giornale Andrew Sparrow, cronista politico del Guardian - È una possibilità. I liberali non sono mai stati così forti dal 1920, hanno 63 deputati e i dibattiti televisivi daranno visibilità a Clegg mettendolo sullo stesso piano di Brown e Cameron. I sondaggi dicono che non ci sarà una maggioranza: i LibDem avranno potere per negoziare».

La tendenza a votare movimenti minori si è rafforzata già negli anni 60, racconta il giornalista, con l’emergere di partiti nazionalisti in

Scozia e Galles. E non manca un (breve) precedente di coalizione, il LibLab pact del ’77: l’esecutivo laburista perse la maggioranza e il premier James Callaghan, per rimanere al governo, chiese aiuto proprio ai liberali.

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