E gli sciacalli cercano il blitz

RomaLa nuova ondata del Rubygate ha rimesso in moto i progetti di sfiancamento del Cavaliere. L’agenda di quelli che nel Pdl non esitano a chiamare «sciacalli» prevedeva un meeting terzopolista proprio ieri mattina, con un colloquio a Montecitorio tra Fini, Casini e Rutelli. Lì si è decisa una linea comune sulle notti di Arcore, che si attesta sul «Berlusconi deve chiarire con i giudici», ma nell’incontro si sono abbozzate anche le basi per l’alleanza elettorale del Terzo polo contro il Cavaliere, in un’ottica di elezioni anticipate che sembra più concreta anche per uno scettico come Casini («Se la maggioranza vuole oggi andare alle elezioni noi siamo pronti»). La via preferita dagli «sciacalli» però è quella che evita le urne, uno scoglio che potrebbe affondare imbarcazioni ancora poco rodate come il Polo della nazione. Per questo ancora Casini apre alla possibilità di un governo tecnico, senza più Berlusconi ma con una maggioranza che la proponga come «una possibilità concreta. Allora ciascuno deve fare la propria parte e noi siamo pronti».
Ma quel che più inquieta i sonni del Pdl sono i segnali che arrivano dal proprio campo. C’è chi ha osservato, in particolare, le mosse di Giulio Tremonti, che sul caso Ruby non si è espresso, e che oggi interviene sull’Osservatore romano su un tema così opposto all’atmosfera del Ruby-gate (e cioè un commento per ricordare la figura delll’economista e sociologo cattolico Giuseppe Toniolo), da sembrare quasi uno smarcamento sospetto. Anche perché il ritratto fatto da Tremonti sembra suonare (ma solo ad orecchie maliziose) come un contraltare a certi racconti che si rincorrono sui giornali in questi giorni. Il ministro dell’Economia elogia, sul quotidiano vaticano, «quella che gli inglesi chiamano cultura istituzionale», e cioè la capacità di sintetizzare «economia e diritto, cose pratiche e cose teoriche, interessi e valori», con un accento sul significato etico dell’impegno istituzionale.
Se questo potrà insospettire ancor di più coloro che nel Pdl non amano il ministro dell’Economia, non è passata inosservata neppure la coincidenza tra l’uscita pubblica (in tv da Fazio) di Gianfranco Fini, dopo un periodo di relativo silenzio, con le difficoltà del premier per le intercettazioni delle ragazze protagoniste del nuovo caso. Il leader Fli sta bene attento a non cavalcare vistosamente l’onda (anche perché lui stesso è stato scottato da accuse infamanti di una escort che millanta incontri), ma senza dubbio il sexy-gate ha ridato linfa alle ambizioni del Fli, in grande difficoltà dopo il flop della sfiducia. Se Fini deve mantenere un decoro come terza carica dello Stato, i suoi possono parlare più liberamente. Come Briguglio, secondo cui si tratta di «accuse gravissime» che, una volta provate, sarebbero «incompatibili con la carica del presidente del Consiglio». Le dimissioni, ecco l’obiettivo degli «sciacalli».

Per votare? Se proprio è indispensabile, ma sarebbe meglio di no. L’unico che si lancia verso le elezioni è Vendola, forte dei sondaggi che lo danno in ottima posizione. Il Pdl pure si dice pronto, ma intanto conta i «responsabili». Con un occhio sempre vigile agli «sciacalli».

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