E se fossero loro ad amare la tradizione più di noi?

E se fossero loro ad amare la tradizione più di noi?

Illustrissimo Direttore,
ho preso anch’io il «la» e ho seguito la trasmissione «Linea-blu»: Carloforte e l’isola di San Pietro. Come pure ho seguito i suoi articoli: «Viaggio nel cuore della storia».
Ecco, due fatti, solamente due, vorrei ricordare qui.
Frequentavo Carloforte ed ancor di più la vicina Sant’Antioco negli ultimi anni del 1960 dove, nella bellissima ed allora deserta spiaggia di Calasapone, il bagnasciuga era rosato, dato dalla frantumazione del corallo rosso ed il mai dimenticato Luigi Veronelli ci parlava di terre, vigneti, vini.
Nella vicina Calasetta, nella strada più frequentata, dove, almeno allora, ad una certa ora del pomeriggio, era consuetudine praticare il passeggio, un negoziante, a cui mi ero rivolto per l’acquisto di una camicia, sapeva a memoria, in dialetto, una filastrocca che mia madre cantava a noi bambini a Quinto al Mare.
La riporto approssimativamente come le ricordo le parole come si pronunciano, non sapendo scriverle correttamente.
Un d’ur zi
tre color mi ri
e ta bulla-bulla ba
ba-te-zo-un bo
A Calasetta come a Quinto!
Secondo: struggimento.


Sempre in quegli anni, il ritorno di una visita a Carloforte ed in attesa del traghetto per Porto Verme ebbi l’occasione di conoscere un certo signor Costa e, tanta era la sua nostalgia per Genova ed i genovesi, che pur di parlare ancora il dialetto con noi continentali fece la pur breve attraversata per poi ritornare da solo nella sua isola. (non sarà il suo, forse, meno imbastardito del nostro?)
Molto cordialmente

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