
Appassionante, accurato, melodrammatico, tradizionale, enciclopedico. È un romanzo così, Prima dell'alba (Marsilio) di Giancarlo Pastore. Appassionante per le dinamiche tra i personaggi; accurato perché il Piemonte rurale è descritto con affetto e misura; melodrammatico per vocazione, con continui richiami all'estetica camp; tradizionale perché seguiamo la vicenda in ordine cronologico, è un classico romanzo di formazione; e infine enciclopedico, perché dentro c'è molto forse tutto: la provincia degli anni Ottanta, l'adolescenza confusa, lo stigma della bellezza, la scoperta della diversità, la danza, il conflitto con i genitori, quello con il paese d'origine, il bullismo, l'omofobia, la città come oasi di libertà, il sesso felice, l'Aids, i morti, il tondellismo.
E poi c'è lei, Kate Bush, presenza quasi epifanica, che da sola garantisce all'autore una certa reverenza. Pastore osa: Kate Bush come role model di un giovane ragazzo piemontese. La Kate Bush del 1978 come il David Bowie del 1972, quello di Starman a Top Of The Pops. Così accade ad Andrea con Wuthering Heights: un'apparizione televisiva, e la danza entra nella sua vita come una rivelazione. Da lì in poi, ballare diventa un modo di stare al mondo, e i boschi dell'infanzia si trasformano in silenziose sale prova. La maturazione di Kate corre parallela a quella del protagonista, in un doppio passo biografico e stilistico.
Prima dell'alba è un romanzo che danza: sulle punte, a volte sulle uova. Non tutto è sempre leggero, ma quasi tutto è carico di intenzione. L'estetica di Kate retrò e ultramoderna, esoterica e pop, mai neutra si riflette sulla scrittura, che alterna passaggi di raffinata malinconia a momenti dove la saturazione emotiva supera la soglia di guardia. È un libro generoso, certo, ma anche un po' sovrabbondante, come chi, nel prepararsi per uscire, non riesce a scegliere cosa togliere e finisce per indossare tutto.
D'altra parte, lo sappiamo: il camp non teme l'eccesso, anzi lo reclama. Tra lustrini e disgrazie, tra boschi danzati e palcoscenici idealizzati, tra amici fidati e cattivi maestri, Pastore costruisce un romanzo che ha l'ambizione del grande affresco, e l'urgenza di chi vuole dire tutto. A volte ci riesce, a volte un po' meno. Ma non si può certo accusarlo di timidezza.
Se amate i romanzi tutto cuore, dove ogni emozione è dichiarata, ogni passaggio è amplificato e ogni citazione è una dichiarazione di stile, vi piacerà.
Se cercate l'allusione, la sottrazione o la pausa, meglio passare oltre. Ma se amate Kate Bush, almeno provate. Potreste restare lì, sospesi, con un falsetto in testa e la voglia di danzare nei boschi. Anche solo per un po'.