Letteratura

E se Marco Pogliani sapesse risolvere il "mistero" della vecchiaia?

La casa che vola in copertina aggancia il ricordo di Up, il film d'animazione di Pete Docter e Bob Peterson

E se Marco Pogliani sapesse risolvere il "mistero" della vecchiaia?

La casa che vola in copertina aggancia il ricordo di Up, il film d'animazione di Pete Docter e Bob Peterson. È di una dolcezza che quasi paralizza il corpo quel film, il fiato, invece, lo mette sulle onde. E Demetrio, il protagonista dell'omonimo romanzo di Marco Pogliani (La Nave di Teseo, pagg. 264, euro 16), te lo immagini proprio con la faccia incantevole e increspata dalla vita di Carl Fredicksen. Forse Demetrio è un po' più giovane, o forse non lo è, di certo non è riuscito a stare accanto alla sua donna per tutta una vita come Carl, ma al contrario, solo per un giorno e per una notte senza ritorno. Di certo Demetrio non ha una casa tutta sua a cui legare palloncini per issarla sopra i palazzi di cemento e la mancanza di fantasia. Ma Demetrio ha Casa Lora di Belsito, dove gli anziani che non si lasciano imbrigliare dagli anni vivono secondo le Regole del Ritmo.

Lo scrittore Marco Pogliani ha il ritmo della vita. Lo mette in questo romanzo di grazia e riflessione. Di respiro e dettagli. Dove le cose sembrano piccine e invece non lo sono affatto. Dove i protagonisti sembrano vinti e invece devono dimostrare ancora tutto. Dove la vecchiaia non ha ancora detto la sua, dove gli eterni secondi devono ancora avere la meglio sul pallottoliere della vita. Seconde esistenze, secondi amori, seconde chance, piuttosto. E un mistero, in sottofondo, che forse è solo una scusa per riprendere a vivere. Tutti quanti. Perché finché si ha un progetto, allora non si è vecchi. E poco importa se nel progetto ci si inciampa involontariamente. Poco importa se il progetto ha i contorni di un noir o se segue le sorti del matrimonio frastagliato di una nipote tanto demoralizzata quanto adorata.

E poi quei nomi propri e quei cognomi disseminati nelle pagine per tutta la storia (Elvira Capitoni, Provolino, la dottoressa Fondrini, Don Mosè...), che sanno di provincia e tempi andati e che però sprigionano mondi e sapori come certe caramelle dal cuore tenero sotto ai denti. E Demetrio, che «aveva un mezzo sorriso per tutti» solo perché di più proprio non ne possiede. Ma in compenso è il perno, involontario e inconsapevole, per il rilancio della vita di molti. Nella sua polverosa invisibilità, nella sua dimessa mancanza di aspettative, nella sua silenziosa empatia.

Un po' Marcovaldo di Italo Calvino, un po' Charlie Fairburn di Via d'uscita di Edward St Aubyn, un po' Michael Douglas della serie Netflix Il metodo Kominsky.

Qualcosa di ognuno e l'unicità di Demetrio che a un certo punto, tardi ma non troppo, ha smesso di pensare che la vita sia uno sport individuale dove ognuno corre per sé.

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