E stavolta l’astensionismo punisce soprattutto il Pd

Quando domenica sera i dati dell’affluenza hanno fatto registrare un crollo anche a Milano (otto punti in meno), qualcuno ha alzato gli occhi al cielo: troppo sole, troppa primavera, troppa gente è rimasta a casa. Si, ma chi sono gli elettori che hanno lasciato nel cassetto la loro tessera elettorale, insieme alla voglia di esercitare il diritto di voto? Questo era il vero dubbio.
Tradizionalmente in Italia l’astensionismo alto ha sempre aiutato la sinistra, e punito i moderati. Fra i militanti del Pdl dunque è subentrata anche un po’ di preoccupazione. Non tanto per il risultato finale di Roberto Formigoni, dato per certo fin dall’inizio, quanto per la sfida tutta interna fra Pdl e Lega. Ad aumentare l’incertezza, il caso delle liste, del tutto chiarito dal punto di vista giudiziario, ma che ha lasciato comunque uno strascico dal punto di vista mediatico: sette giorni di titoli sulla lista su «lista sì, lista no».
Le incertezze si sono dissolte ieri pomeriggio. Prima quando l’ampio astensionismo è stato in parte recuperato - il solco con i votanti del 2005 infatti si è parzialmente colmato, invece che approfondirsi. Poi quando gli scrutatori hanno cominciato a spogliare le schede. Si è visto che l’alto astensionismo ha sfiorato il Pdl, ma ha colpito soprattutto la sinistra. Anzi, ha colpito soprattutto il Pd e la sinistra comunista, che hanno visto intere fette del loro elettorato mangiate dal Movimento a 5 stelle di Grillo, e dai giustizialisti di Antonio Di Pietro, liste che hanno saputo scaldare gli animi dei tifosi. Alla fine i democratici hanno ceduto circa 5 punti nella regione più importante e più popolosa d’Italia.
All’esito delle votazioni, a Milano città ha votato il 61,5 per cento degli aventi diritto. Il 6 in meno rispetto a cinque anni fa, e ancora sotto la media nazionale. In Provincia il dato si è attestato sul 63,3 per cento. E in Lombardia il dato finale è che sono andati a votare 64 elettori su cento - ed erano stati il 73 per cento nel 2005. L’elettorato leghista dunque ha risposto in pieno alla chiamata, ma altrettanto si può dire di quello grillino-dipietrista-giustizialista. Ha risposto bene anche l’elettorato del Popolo della Libertà. A casa sono rimasti dunque molti comunisti, ed ex comunisti.

Alla fine l’affluenza è stata a Bergamo del 67,5 (contro il 74,5 del 2005); a Brescia del 67,9 (contro il 75,2), a Como del 62,4 (contro il 72,5), a Cremona del 66,6 (contro il 75,1), a Mantova - dove si votava anche per il sindaco - del 64,5 (contro 74,1), a Pavia del 64,9 (contro il 74,2), a Sondrio del 55,7 (contro il 64), a Varese del 62,1 (contro il 71,5), a Lecco del 68 per cento (era del 75,4 nel 2005), a Lodi del 66,6 (era al 75,5 nel 2005), a Monza-Brianza al 66,2 (era al 75,5%). In provincia di Milano ha votato alla fine il 63,3 (contro il 70,1 per cento).

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