Il Festival Pianistico di Brescia e Bergamo, manifestazione lombarda di corso internazionale, è nato 47 anni fa per rendere omaggio al pianoforte finendo per diventare lo specchio di un mondo che in questo ultimo mezzo secolo si è trasformato radicalmente. E verrebbe da dire rivoluzionato se si tengono conto gli ultimi quindici anni segnati dallavanzata inarrestabile delle nuove leve dOriente. Paesi che emergono, il caso patente della Cina, e Paesi che perdono lo smalto dun tempo. E il pensiero va alle stelle dellex Unione Sovietica, un tempo, cioè quello sovietico, così brillanti e numerose ed oggi sempre più rarefatte. Altro risvolto della globalizzazione.
Così non manca il pianista dultima generazione sul quale media, case discografiche e mentori vari pongono ogni speranza. Il caso della cinese Yuja Wang, il 26 al teatro Grande di Brescia e il 27 al Donizetti di Bergamo, pianista 23enne destinata a dare del filo da torcere al connazionale Lang Lang. Di Pechino, la Wang è stata subito adottata da una casa discografica che conta, la Deutsche Grammophon, e da un management pronto a sfruttare il fascino che il Made in China esercita sullOccidente. Dalla sua parte, poi, la Wang ha pure mentori deccezione. Uno su tutti, Claudio Abbado con il quale ha condiviso una serie di concerti, il prossimo è per il 9 giugno a Ravenna, ospite del Festival di Cristina Muti. Il 17 maggio, a Bergamo, il recital di Mitsuko Uchida ci rammenta la scommessa vinta dal Giappone, Paese che ha anticipato dun trentennio lascesa cinese. La Uchida, tra le prime artiste nipponiche a venire alla ribalta, ha saputo dimostrare agli oriental-scettici che anche nelle aree più remote è possibile capire e interpretare lanima centenaria della musica fiorita nella vecchia Europa.
E sullasse Bergamo-Brescia maestri del pianoforte da tutto il mondo fino a giugno
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