Marcello Zacché
da Milano
«Abbiamo scelto di non entrare in Bnl dalla porta principale, figuriamoci se pensiamo di farlo adesso passando dalla finestra». Il sentimento che si raccoglie a Siena, tra la sede della banca Mps e la fondazione che la controlla, è questo. Liniziativa di Unipol di salire sino al 10% nella Bnl, dove il Monte dei Paschi è azionista da cinque anni con il 4,5% del capitale, e la conseguente ambizione di voler giocare un ruolo di driver in una scalata alla banca romana, a Siena non piacciono. Non sono condivise. Il che ha un solo significato concreto: Mps non parteciperà alleventuale aumento di capitale di Finsoe, la finanziaria che controlla Unipol, di cui la banca senese è azionista al 39%. Di più: in prospettiva futura, la scelta della compagnia bolognese potrebbe portare a una rottura più ampia del sodalizio con Siena. A un divorzio bello e buono, delle diverse partecipazioni incrociate.
Ricordiamole: Mps ha il 39% di Finsoe (unico azionista forte ammesso a far compagnia alle cooperative) e Unipol ha il 2% di Mps. Inoltre i due gruppi controllano al 50% Quadrifoglio Vita, compagnia che vende polizze agli sportelli della Bam, Banca agricola mantovana. Ma quel che più conta è che entrambi, Mps e Unipol, rappresentano i poli della finanza «rossa». Il che non significa che a Unipol e Mps siano tutti «comunisti». Ma come esiste una finanza bianca, radicata a Brescia e idealmente coordinata da Giovanni Bazoli, e come è sempre esistita quella laica di Mediobanca, così non è bestemmia sostenere che la compagnia controllata dalle Coop rosse e la banca che appartiene a una fondazione nominata dagli enti locali più diessini dItalia siano espressione di interessi ben definiti. Eppure, in forte contrasto tra loro. Al punto da essere ora pronti a dividersi. Cioè a indebolirsi. Un po come succede in politica sempre sullo stesso versante. Ma questa è unaltra storia.
Quella di Mps, Unipol e Bnl è arrivata al punto di rottura dopo che per almeno tre anni, dal 2000 in poi, la fusione tra Siena e la banca romana sembrava cosa fatta. Con Unipol pronta a partecipare sul fronte assicurativo. La cosa non è andata in porto per le resistenze senesi: la fondazione guidata da Giuseppe Mussari non voleva accettare di diluirsi troppo nel capitale della nuova banca, max 30%: troppo per Roma, e non se ne è fatto nulla. Con buona pace di Massimo DAlema, che di quella operazione è sempre stato uno sponsor convinto. E lo è ancora adesso. Ma viste le passate esperienze e sentita laria che tirava, DAlema ha preferito rivolgersi a Giovanni Consorte, patron dellUnipol. La Fondazione, dal canto suo, ha trovato nel segretario nazionale, Piero Fassino, la sponda giusta, quella della prudenza, per nulla entusiasta delle avventure che Consorte è pronto a intraprendere con Gnutti, forse con De Bustis, e altri ancora da individuare. Risultato: Siena sta ferma sulla Bnl. E di certo non accetta di svolgere un ruolo subalterno a Unipol.
La banca, probabilmente, consegnerà il suo 4,5% al miglior offerente. Ma potrebbe anche decidere di tenerselo.
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