E lo svedese abbandona il podio

nostro inviato

a Pechino

Pensavamo che certe idee le avessero solo gli italiani. Invece gli svedesi riescono a far di peggio. Urla e grida: ladrata, corrotti. Tutto per un incontro perso. E l’olimpiade ha vissuto la prima protesta clamorosa. Nessuna idea sul Tibet, qualcosa di molto più mediocre. Parte la premiazione che vedrà suonare l’inno di Mameli per Andrea Minguzzi. La greco romana regala due bronzi. Il primo tocca ad Ara Abrahaman, un armeno trapiantato in Svezia, due volte campione del mondo, un tipo abituato a vincere. Stavolta si è sorbito una squalifica per il match di semifinale con Minguzzi. Non l’ha digerita. Riceve la medaglia, la cerimonia prosegue, ma lui scende dal podio, si toglie la medaglia dal collo, la deposita per terra nel mezzo del tappeto di lotta e se ne va. Stupore del pubblico, indifferenza di premianti e premiati: la premiazione prosegue, suona l’inno. Gli svedesi spiegano: non voleva nemmeno presentarsi, la federazione lo ha costretto.

Il tecnico svedese parla di giuria corrotta, vocifera di connivenze e parentele fra l’arbitro e qualche pezzo grosso. Difficile capire cosa c’entrino l’Italia e l’italiano. Minguzzi commenta: «Non è un gesto sportivo, bisogna saper accettare le sconfitte, una brutta cosa». Lo svedese sarà stangato.

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