E le tv di Max e Walter sono già ai titoli di coda

La finanziaria taglia i fondi e il canale di D’Alema vacilla: addio sogni da «sinistra pop». E dal video sparisce Adinolfi

da Roma

Sorpresa: Red Tv non parte. Non subito, forse l’anno prossimo, e forse nemmeno allora con «il menù» che era stato annunciato. Ovvero: se la rinascita del Partito Democratico, dopo la terrificante sconfitta elettorale, doveva avvenire per via satellitare, con il virtuoso duello fra due canali di area, il rischio è che il duello continui nella guerriglia di partito, ma senza nessuno dei due canali annunciati. Il primo, quello ufficiale del Partito Democratico presentato da Veltroni - Youdem tv - sarà, in realtà, solo una web tv di servizio. Presentato alla stampa in tutta fretta a inizio agosto, in risposta all’iniziativa dalemiana, non inizierà a trasmettere che il 24 ottobre (!). Il secondo, operazione più strutturata e forte, rischia di non decollare per carenza di fondi.
Ma ricapitoliamo. Tutto era diventato terribilmente concreto quando Massimo D’Alema, rompendo gli indugi, aveva spiazzato i suoi interlocutori di partito con una proposta brillante. Costruire un piccolo network intorno all’avanposto mediatico di Nessuno Tv, il canale costruito con pazienza certosina da un suo ex collaboratore - Claudio Caprara - oggi diventato imprenditore mediatico. Da anni Caprara, insieme alla proprietà del suo canale (il cui dominus è Luciano Consoli, l’uomo che fondò La Voce di Montanelli) lavora intorno ad un progetto di forte impatto. Un canale d’opinione, con almeno ventimila ascoltatori, inserzionisti pubblicitari di qualità, quello che una delle persone contattate fra le prime, Lucia Annunziata, aveva definito «un Foglio satellitare». Prima Caprara si rivolge a Veltroni, che non dice nè si nè no, e infine lascia correre (malgrado Nessuno tv lo abbia seguito con uomini e mezzi in tutta Italia per l’intera campagna elettorale). Forse non crede allo strumento? Possibile, anche se ne aveva parlato lui per primo, alla Festa dell’Unità (l’ultima) in un dibattito con Gianni Riotta a Bologna e in uno con Monica Maggioni a Modena.
Poi la palla passa a D’Alema. Che dopo le elezioni si convince che il canale può diventare una nuova Frattocchie, «una Frattocchie mediatica», uno strumento nuovo ed efficacissimo, per costruire una nuova egemonia culturale. Bene, benissimo, anzi no. Perché nel clima teso del reolamento di conti interni, il progetto viene preso con una struttura «ombra», un vero e proprio sgarbo. Il 31 luglio scorso, su la Repubblica, Matteo Orfini, braccio destro dell’ex ministro delgi Esteri, lascia che il sipario sul nuovo cantiere si apra. Il quotidiano di largo Fochetti racconta il nuovo canale così: «Un nuovo studio vicino a Montecitorio, programmi di intrattenimento condotti da politici. La nuova stagione del dalemismo vira così verso un certa leggerezza, rimescola le carte, confonde gli stereotipi: unirà Sex and the City e il nuovo centrosinistra, mischierà i classici dibattiti e Vasco Rossi, la “linea” e una versione pop della sinistra». Di più: «È quasi pronto - annuncia Goffredo De Marchis - il palinsesto del canale satellitare frutto della collaborazione tra Nessuno tv e la fondazione Italianieuropei, passando per Red, associazione dalemiana. L’intenzione è farne un network generalista, con star dell’ informazione, trasmissioni non solo politiche, frequenti incursioni nella cultura».
Poi arrivano i grandi nomi: un produttore di successo come Giorgio Gori, un talk show che sfida Michele Santoro (!), il giovedì affidato a Rula Jebreal, una striscia di informnazione curata da Lucia Annunziata. «Orfini e Caprara - rivela il quotidiano - sono alle costole di Samantha (l’ attrice Kim Cattrall), la più “scatenata” delle ragazze di Sex and the City. Le farà il terzo grado un personaggio misterioso».
I contatti in effetti sono stati presi. La Annunziata, interessata ad un luogo di sperimentazione, fa sapere con una battuta che però è seria: «Se ci sono le condizioni sono pronta a lavorare per un euro a puntata». Le condizioni sono chiare anche per gli altri: cambiare il nome al canale, toglierlo dalla collocazione semiclandestina, tra gli ultimi canali del decoder. Ci sono persino contatti con il management della Telecom e de La7 per la possibilità di programmi cooprodotti.
Il problema, come sempre a sinistra è far collimare le ambizioni con i costi. Anche perché tutti ricordano l’esito non propio luminoso della Tv delle Libertà di Michela Brambilla. Nessuno Tv ha una dote formidabile: 4 milioni di euro che arrivano dal finanziamento pubblico. Uno staff di 15 persone, e una pattuglia di altrettanti collaboratori. Trasmette già (anche quest’anno) tutti i dibattiti della Festa dell’Unità. Servono però altri fondi. Si fa un preventivo per la striscia dell’Annunziata. Solo quella costerebbe (anche senza cachet) un milione di euro l’anno. Troppo. Poi arriva la prima mazzata. Il finanziamento publbico viene ridotto dalla finanziaria di mezzo milione di euro, e forse più anche per la cifra già preventivata. Dal 2009, potrebbe ridursi ancora di più. Dice Claudio Caprara: «Il nome potrà cambiare solo l’anno prossimo, a novembre potremmo partire con un nuovo programma, quello di Rula o quello di Lucia». Ma l’ex presidente della Rai è ancora fuori, di certo non farebbe in tempo, e certo non potrebbe accettare, senza le famose due condizioni. Quindi, l’ira di Veltroni era ingiustificata.

L’unica vera sorpresa è che nel palinsesto attuale di Nessuno tv, per ora c’è una cosa in meno. Il programma di Mario Adinolfi, il blogger che si candidò contro Veltroni. Questa vorticosa guerra di parabole, per ora, ha prodotto un risutalto: una voce (irriverente) in meno.

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