«Ecco un altro segnale di come il governo tratterà la Lombardia»

Per Lupi (Fi) la scelta di non investire sull’hub lombardo è una ritorsione politica: «Il 70% dei biglietti internazionali è venduto qui»

Sabrina Cottone

«I primi segnali che arrivano verso il Nord e la Lombardia dal governo sono molto preoccupanti. E siamo molto allarmati anche per Malpensa». Maurizio Lupi, parlamentare milanese e responsabile delle Infrastrutture di Forza Italia, spera in un ravvedimento: «Se si decidesse di abbandonare l’hub lombardo in favore di Fiumicino, la Sea sarebbe costretta a trovare soluzioni diverse e a abbandonare l’Alitalia».
Quali sono le ragioni di questa volontà espressamente manifestata di privilegiare ancora una volta Fiumicino?
«O è ottusità, ipotesi che considererei molto grave ma alla quale non credo. Oppure è una penalizzazione di tipo politico che arriva all’indomani delle elezioni, è una scelta romanocentrica e politicocentrica che non tiene conto della situazione economica della società. Non possiamo accettare una posizione del genere».
Vuol dire che non vede nessuna ragione economica in tale posizione?
«Assolutamente no, semmai il contrario. Alitalia paga proprio il fatto di non aver saputo investire su Malpensa, di non averla scelta con chiarezza, e questo è evidente. Tutti sanno che il 70 per cento dei biglietti per le rotte internazionali sono venduti nel Nord e è evidente che Milano e il Nord non possono rimanere senza un hub che li colleghi direttamente alle principali destinazioni».
Che sviluppi si augura per la vicenda di Malpensa?
«Alitalia deve dire di no, come spero che accadrà. Continuo a confidare nel fatto che sia una boutade elettorale per sostenere la campagna di Veltroni a Roma. Dopo le dichiarazioni di intenti del passato di personaggi come Luigi Bersani e lo stesso Prodi su Malpensa, sembra di essere davanti a dottor Jekyll e mister Hyde».
Lei parla di segnali negativi che arrivano dal nuovo governo. Pensa che la romanizzazione di Alitalia faccia parte di un progetto complessivo più ampio?
«I segnali che sono arrivati sono tutti preoccupanti e non sono stati smentiti da prese di posizione diverse. Il governo ha iniziato male con un solo ministro milanese senza portafoglio. Eppure Milano e la Lombardia rappresentano il cuore della produzione. Allora io dico: o la sinistra non è in grado di produrre una classe dirigente o è evidente la sottovalutazione della questione del Nord».
Ma Prodi, nel suo intervento al Senato, ha detto che il rilancio del Nord sarà una delle priorità del suo governo.
«Le parole di Prodi sono un’excusatio non petita, scuse non richieste di fronte a fatti che dicono l’esatto contrario. E anche le dichiarazioni di Enrico Letta, che parla di un governo amico di Milano, sono da interpretare nello stesso modo».
Che cosa prevede per il futuro delle grandi opere che interessano Milano?
«Le prime uscite dei nuovi ministri sulla Tav e il Ponte sullo Stretto non lasciano immaginare nulla di buono, dal momento che l’alta velocità subirà una battuta d’arresto e un’opera strategica per la Sicilia non è considerata prioritaria.

E anche la situazione milanese non è tranquillizzante, con Ferrante che prima apre alle grandi opere e poi è costretto a rimangiarsi tutto da Dario Fo e compagni. Se la città dovesse andare nella stessa direzione del governo, sarebbe molto grave».

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