Ecco Giampaolo, un uomo in barca tra Lippi e Sacchi

Ama la vela e gli schemi: «Vengo dal nulla come l’Arrigo»

Marcello Di Dio

nostro inviato ad Ascoli

«Amo il mare, quando posso faccio un giro in barca». Logico per chi vive a due passi dall’Adriatico. Logico, anche se forse irriverente, l’accostamento al ct della Nazionale Marcello Lippi, che di recente ha confessato di essere un estimatore dell’allenatore nato in Svizzera. Ma gli scaffali di casa – quella di Ascoli, dove vive con la figlioletta, ma anche quella di Giulianova, a quindici chilometri di distanza - tradiscono la vera passione di Marco Giampaolo: faldoni con pagine e pagine di appunti della sua ultraventennale storia calcistica. «Sin da quando ero ragazzo dopo l’allenamento scrivevo le cose che mi diceva il mister», racconta Giampaolo. Consigli utili, già agli inizi della carriera («ma come calciatore ero mediocre...») e poi quando è diventato allenatore – spinto dall’amico ed ex tecnico Iaconi – e paladino del 4-4-2. Adesso quei consigli li mette in pratica con i suoi calciatori, negli allenamenti divisi tra i campi in erba dell’Ecoservice, quelli in sintetico della cittadella ascolana e il terreno dello stadio “Del Duca”. Facile vederlo con un foglio sempre in mano. «Sì, scrivo degli appunti sul lavoro da svolgere, ma spesso cambio idea in base a come si sviluppano le sedute».
Giampaolo è il protagonista del caso che più sta facendo discutere: la sua bravura contrasta con le regole del settore tecnico che gli impediscono di ricevere il patentino di prima categoria e di iscriversi al master di Coverciano, unico modo per ottenerlo. Così, la sua permanenza sulla panchina dell’Ascoli gli è costata deferimento e squalifica fino a fine campionato. E gli è andata anche bene, in previsione di qualche cambio – consono ai tempi – delle regole: Iachini prese sei mesi, lungo stop per Graziani, persino Ancelotti fu punito ai tempi della Reggiana. Ma Colantuono allena regolarmente, nonostante sia nella situazione di Giampaolo.
La panchina è stata sempre la sua aspirazione massima, sogno coronato sei anni fa, quando il Pescara lo chiamò per fare il secondo a Delio Rossi e a Galeone («alcuni dei miei maestri, ci aggiungo Sonzogni, ma ho studiato a lungo il Chievo di Del Neri seguendo personalmente gli allenamenti»). Dopo la fortunata esperienza a Treviso, dove fu promosso per la prima volta “titolare”, oggi ad Ascoli è ancora un vice. Colpa di quell’articolo 37 del regolamento del settore tecnico che impone alle squadre di A e B di avere allenatori con il patentino di prima categoria. «Vorrei solo avere il diritto di essere esaminato. In fondo anche Sacchi non è stato un giocatore professionista, ma è diventato un grande tecnico», confessò candidamente Giampaolo qualche tempo fa. Con umiltà, perché lui ama viaggiare a fari spenti. In fondo è diventato personaggio suo malgrado. A vederlo in tuta sul campo ha quasi l’aspetto di un seminarista, ma leggenda narra di un incontro ravvicinato con gli ultras ascolani, nel quale difese senza timori le sue scelte tanto contestate. E qualcuno ricorda anche la sua battuta prima dell’esordio di fuoco in A col Milan: «Quando vedrò Ancelotti gli dirò che non infieriremo...». Un modo per sdrammatizzare, salvo poi affermare che non guarda mai gli avversari perché nelle grandi squadre «il migliore è ognuno degli undici titolari».
Senza nulla togliere a Silva, che gli fu affiancato all’inizio della sua avventura ad Ascoli nel giugno del 2004, il miracolo bianconero (squadra costruita in dieci giorni dopo il ripescaggio in A) porta soprattutto la firma di Giampaolo. E di questi tempi bisogna dirlo a denti stretti: le dichiarazioni da tecnico nel corso dell’anno – pure centellinate - hanno portato alla sua squalifica. «Ma perché è arrivata solo ora? Forse comincia a dare fastidio a qualcuno, visti gli ottimi risultati», dice Guana, uno dei suoi ragazzi. Domani a Palermo dovrà seguire la squadra dalla tribuna. «È già importante averlo almeno agli allenamenti», il coro unanime dei suoi.
Giampaolo, incassata la squalifica, si è cucito la bocca non prima di aver commentato che «è stata una sentenza ingiusta». Ma qualcosa si sta muovendo, lo stop corto è già un segnale: il nuovo bando federale potrebbe aprirgli le porte del prossimo master per meriti acquisiti sul campo. Ovvero una salvezza che dista ormai solo quattro-cinque punti. Il presidente dell’Ascoli, Benigni, ha già detto che vorrebbe confermarlo.

Giampaolo si dice contento dell’offerta, ma intanto l’Udinese lo corteggia, Garrone pensa a lui per il dopo Novellino alla Samp e, addirittura, qualche sirena arriva da Napoli. Intanto pensa alla salvezza; poi, magari durante un bel giro in barca, deciderà il suo futuro.

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