Ecco i privilegiati del loden: suite e jacuzzi a loro insaputa

Appunti di viaggio di un extraterrestre. «Mentre i cinesi si accingono a entrare nell’anno del dragone, noi, che i Draghi li abbiamo già a noia, viviamo in piena era del loden. Lo stilista Armani dice che s’ispirerà al «rigore perbene di Monti», il suo collega Alessandrini che baserà la sua collezione su varianti “perbene” del classico cappotto tirolese. Sui mercati imperversano avvoltoi della finanza, per strada ispettori delle entrate. Ma la festa continua: perché, come sostiene con arguzia la moglie del presidente della Camera, “non capita tutti i giorni di compiere sessant’anni”. Capodanno l’hanno trascorso alle Maldive, che per via del riscaldamento globale è diventato Terzo polo: c’erano difatti anche Casini e Rutelli.
La crisi c’è e non c’è. Un senatore, l’altro giorno, mi ha chiesto senza ripensamento: “Ma quale crisi?”. In effetti è vero. Abbiamo case e terreni (uno di noi quasi un centinaio!) e facciamo una vita da Patroni, ma senza Griffi per la testa. Ci divertiamo, il mondo ci sorride, ci plaude, ci vezzeggia, come alla buvette con il campari prepagato o quando ho fatto avere il buono-casa all’intero palazzo, fatiscente struttura proprio di fronte a un immobile antidiluviano da cui cadono calcinacci ogni giorno. Anfiteatro Flavio, mi pare si chiami. Sconto per tutti, anche per la portinaia che ora, quando esco, si inchina fino a terra. Privilegio? No, diritto: lo sanno anche le pietre che tra questi ruderi bivaccavano fin dal Medioevo ogni sorta di topacci e mendicanti. Anche ora, per la verità: a due passi da qui, proprio alle spalle della chiesa che contiene un perplesso e silenzioso Mosè, s’è installata la Caritas, richiamo di frotte disperate. Non è facile vivere con questi sbandati che sporcano per terra, si lavano i denti alla fontanella del ’600 che vedo dalla mia Jacuzzi e che mangiano direttamente dai cassonetti della spazzatura. Che orrore. Quando succede, alzo a palla la modalità «sauna», fino ad appannare completamente i vetri. Sarò pure un tecnico, ma di sensibilità rara.
A volte mi capita persino d’essere Malinconico. In quei casi, cambio aria. Filo all’Argentario, in un posticino delizioso suggerito da un conoscente (altrimenti a che cosa servono, questi seccatori sempre a caccia di un appalto o di un parcheggio per l’elicottero?). Dalla terrazza, quando la veduta non è oscurata dal transatlantico che passa per salutare - must offerto da Sottocosta Crociere - si gode un panorama delizioso. Long-drink, compagnia adeguata, un tuffo nella piscina della suite. Sobrietà innanzitutto. Il bello arriva a mia insaputa, quando riparto. Il direttore è persona così garbata e affettuosa, che con grandi cerimonie mi accompagna fin dentro l’auto, e chiude la portiera prima che riesca a chiedere il conto.
E dire che di conti noi ce ne intendiamo. Facciamo pulci a tutti, e quelle (le pulci) neppure ringraziano. Com’è capitato alla mia amica Elsa (Fornero, ndr) che, andata a festeggiare la stampa davanti a una sala zeppa di precari, proprio mentre l’editoria è in crisi e chiudono giornali, ha detto che una delle caste privilegiate da bastonare sono i giornalisti. Credete che l’abbiano ringraziata, le villiche jene dattilografe? O a quell’altra mia amica senatrice che, avendo sentito parlare di tagli (ce ne guardiamo bene, per carità), ha convocato il giorno stesso il suo portaborse a 900 euro in nero per licenziarlo. «Non ce la faccio più a pagarti», ha detto in lagrime. D’Alema, che dice di dare al suo tutti i 4mila euro che gli passa la Camera, ieri ha chiesto di fare nomi e cognomi dei “furbi” colleghi che s’intascano quanto viene loro dato per i portaborse. Bastava che prendesse l’elenco completo di deputati e senatori.


Ma questi da dove pensano che scendiamo, da Marte? Per carità, non siamo di un altro pianeta. No, veniamo dalla luna: per questo a volte sembriamo un po’ stralunati. Siamo Patroni della terra, mari e Monti, e ce la teniamo».

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