Ecco l'effetto Monti: va tutto peggio

Tasse, terrori­smo fiscale e me­diatico han­n­o invece spaven­tato, provocando effetti che stanno andando oltre le reali necessità di tirare la cinghia. Risultato: tutti gli indicatori accele­ra­no il trend negativo

Ecco l'effetto Monti: va tutto peggio

Il governo Monti ha già bat­tuto un record: nella sto­ria recente nessuno ave­va fatto peggio. È vero, non si può mettere tutto sul conto del neoesecutivo, ma è indiscutibile che la sua ricetta non dia nessun segnale di po­ter funzionare e stia innescan­d­o un pesante effetto depressi­vo. La manovra dei professori non ha portato nessun benefi­cio sul fronte della fiducia dei mercati internazionali (lo spread resta a livelli record). Tasse, terrori­smo fiscale e me­diatico («non ci sono più soldi per gli stipendi») han­n­o invece spaven­tato, provocando effetti che stanno andando oltre le reali necessità di tirare la cinghia. Risultato: tutti gli indicatori accele­ra­no il trend nega­tivo.

Dai regali ai generi ali­mentari fino agli incassi dei ci­nema, in questi giorni tutto è andato male. Una botta recessi­va che pagheremo nei prossi­mi mesi, quando il rallenta­mento dei consumi provoche­rà u­lteriori danni sui fronti del­l’occupazione e della produ­zione.

La beffa è che l’unico segna­le positivo è merito, postumo, del governo Berlusconi. L’Inps ha infatti annunciato che i provvedimenti presi in mate­ria di pensioni negli ultimi due anni stanno producendo un netto miglioramento dei con­ti. Alla faccia dei professoroni. Attenzione, non sarebbe la pri­ma volta che governi tecnici, o simil tecnici, fanno guai molto più grossi di quelli provocati dalla litigiosità della politica. L’Italia di fatto ha smesso di crescere dalla manovra di Amato del 1992, un colpo di mano che impose tasse sulle case, balzelli sui consumi, una intrusione nei conti in banca. Da allora, neppure Bin Laden e l’attacco all’America riusciro­no a spaventarci come il duo Monti-Passera. Era il 2001, scoppiarono le Torri Gemelle e saltò pure in aria la bolla della new economy che trascinò giù la Borsa. Eppu­re, si deduce dal­le prime cifre sui consumi, quel Natale non andò peggio di quello che stiamo viven­do oggi.

Qualcuno adesso ci spie­gherà che è me­glio così, meglio un Paese dove la gente non corre a vedere il cinepanettone con De Sica, non spreca euro in re­gali futili, non si abbuffa in ce­n­oni che fanno male al portafo­glio e alla salute. La nuova rego­la è che dobbiamo soffrire, espiare, affidare la vita e il con­t­o in banca ai professori di eco­nomia della Bocconi.

Quelli, per intenderci, che non aveva­no previsto la crisi del 2007, che non si erano accorti che le banche di cui erano consulen­ti si erano riempite di titoli spazzatura rifilati a ignari ri­sparmiatori. Berlusconi ieri ha detto: resto in pista, anche per il futuro. Per qualcuno sarà una minaccia, noi la prendia­mo come una promessa, per­ché non vorremmo passare un altro Natale come questo.

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