Ecco perché ho licenziato il mio editore Vasco Rossi

Di solito accade che gli editori licenzino i direttori dei propri giornali per le più (im)motivate divergenze. A me è accaduto il contrario: ho licenziato Vasco Rossi. La rockstar è stato per due anni l’editore di Satisfiction, la rivista letteraria che ho ideato e dirigo da tre anni. Sin dalla sua nascita Satisfiction ha subito attirato l’attenzione dei lettori e dei media grazie a inediti di grandissimi scrittori classici e contemporanei ma soprattutto alla formula delle recensioni «soddisfatti o rimborsati»: se un libro consigliato non piace ripaghiamo il prezzo di copertina. Dopo un anno Vasco Rossi, che conosco da 23 anni, ha deciso di investire in Satisfiction diventando editore e finanziatore della rivista, permettendoci di continuare a distribuirla gratuitamente. A oggi Satisfiction è distribuita in tutte le 108 Librerie Feltrinelli italiane e in oltre 200 librerie indipendenti.
Vasco Rossi per due anni è stato l’editore ideale: non ha mai interferito con i contenuti che ha sempre avallato e contribuito a diffondere con ogni mezzo. Convinto che per affrontare la crisi economica fosse necessario affrontare prima la crisi culturale, ha investito a fondo perduto decine di migliaia di euro. Quindi? Quindi ho deciso ieri, dopo diversi confronti personali, di annunciare via Facebook di avere licenziato Vasco Rossi. Perché da qualche settimana non condivido il suo nuovo modo di comunicare: attraverso il suo profilo Facebook, oltre 2 milioni e mezzo di iscritti, continua a pubblicare video in cui esprime la sua opinione su ogni argomento scottante. Video soprattutto dedicati alla necessità di attuare in Italia una politica antiproibizionistica. E fin qui nulla da eccepire: ognuno ha le sue opinioni. Ma quando un personaggio pubblico, seguito da milioni di fan, non si rende conto di avere un seguito acritico allora, per me, scatta un salvavita. Ma il Ragionier Rossi ha deciso così: come dichiara ogni giorno su Facebook vuole diventare una «social star». Insomma un tuttologo della porta accanto. E fin qui, ancora, nulla da eccepire: il mondo è popolato da tuttologi, uno in più non fa poi tanto male. Non farebbe male se non continuasse a esternare affermazioni tipo: «Non c’è differenza se a provocare un incidente stradale è un ubriaco, uno che si è fatto una canna o un guidatore sano: l’incidente capiterebbe lo stesso». E via di questo passo. Tanto che il Codacons, l’Associazione consumatori Italiani, ha denunciato il fatto chiedendo la chiusura del suo profilo internet. Lo stesso ha chiesto il ministro Giovanardi per «istigazione all’uso di droghe». Come se non bastasse il Signor Rossi ha dichiarato che se avesse un tumore non si curerebbe ma andrebbe a morire nei Mari del Sud, in qualche isola deserta. Anche qui l’intervento denuncia del presidente degli oncologi italiani.
Vasco Rossi si è più volte difeso adducendo che di lavoro non fa «il cattivo maestro», ma intanto la massa (non) critica dei suoi fan lo plaude come un... eroino.

Non sono certo un moralista o un bacchettone ma la sua nuova linea comunicativa, che non condivido per niente, mi ha portato a licenziarlo come editore. Tanti auguri Vasco Rossi, con affetto, per una pronta guarigione...

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