«Ecco perché il Niguarda è l’ospedale migliore»

Con quasi il massimo dei voti, il Niguarda si riconferma il primo della classe tra gli ospedali lombardi. Direttore Cannatelli, è una promozione importante quella ricevuta dalla Regione Lombardia?
«Certi risultati si possono ottenere se si può contare su un’ottima squadra. Solo così si può garantire la qualità nelle cure e nell’assistenza. E solo così si può anche rispondere agli aspetti gestionali, organizzativi e di sistema».
Secondo lei, cosa è stato determinante nella valutazione del Pirellone?
«Abbiamo rispettato un impegno importante. E cioè abbiamo concluso i lavori del blocco Sud, dedicato all’alta intensità di cura, in perfetta tabella di marcia. Così come siamo stati puntualissimi nell’avvio della struttura».
Soddisfatto?
«Certo, ma sappiamo di avere un margine di miglioramento e non possiamo accontentarci».
La prossima prova sarà la cosiddetta «ghigliottina» di Formigoni: la pagella ai direttori sanitari dopo tre anni di lavoro.
«Sì, è un buon metodo. È giusto non dare mai nulla per scontato e non sedersi mai sugli allori, soprattutto in un periodo come questo, dove la sanità deve fare i conti con i tagli delle risorse».
Tagli consistenti?
«Sì, ma i nostri bilanci sono in ordine. Anche da questo punto di vista siamo oggetto di un monitoraggio costante».
Anche il Niguarda nel 2015 dovrà fare i conti con la carenza di medici. Come vi state organizzando per assicurare il turn over?
«Vogliamo lanciare una proposta per garantire un ricambio generazionale adeguato».
E cioè?
«Cioè ci proponiamo come ospedale di formazione per gli specialisti. E non solo per quelli. Potremmo contribuire anche alla formazione degli studenti di medicina».
Sarebbe un modo per arruolare più medici?
«E anche per evitare di farli venire dall’estero. Quando ci sarà l’emergenza della carenza di professionisti, dobbiamo poter contare su nuove leve già pronte e preparate».
Cosa pensa dell’abolizione del numero chiuso alla facoltà di medicina?
«Bene, se non si riesce ad eliminarlo, per lo meno bisogna pensare ad ampliarlo».
Le prossime sfide del Niguarda?
«Entro il 2013 dobbiamo completare il blocco Nord per la media intensità di cura e per il reparto materno infantile. Poi c’è la nuova palazzina per la psichiatria».


E poi c’è il piano sanitario da applicare: meno ricoveri e più cure sul territorio.
«Stiamo lavorando anche a quello per fare sistema con gli altri ospedali e per assicurare una maggior integrazione col territorio».

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