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Ecco perchè lo "scudetto di cartone" 2006 non è sottoposto alla prescrizione

Si tratta di un provvedimento tecnico-amministrativo, emesso da un organo politico, quale il commissario della federcalcio sostituto del consiglio federale e non di una sentenza della giustizia sportiva e come tale può essere riformato dallo stesso organismo

I guardiani del faro interista hanno perso il sonno e anche il buonumore. Prima giocavano allegramente con la storiella dello scudetto di cartone 2006 e non si curavano certo dei veleni provenienti dalla Torino bianconera. Avevano "rapito" Vieira e Ibrahimovic, con loro, anzi no, con lo svedesone chè il francese è stato un buco nell'acqua, viaggiavano sulla rotta dello scudetto con puntualità e via tutti i a fare brindisi e a riscrivere la storia del calcio recente. Non era Massimo Moratti l'incapace, come pure molti di loro avevano sostenuto in cento articoli e mille dibattiti televisivi, erano gli altri disonesti . E fine della discussione.
Adesso no. Da qualche giorno hanno cominciato a spulciare preoccupati i giornali, hanno letto fatti e misfatti e dopo una breve consultazione del soccorso neroazzurro hanno deciso di scendere in campo per argomentare, smentire, ripubblicare vecchie interviste, difendere l'onore della memoria di Giacinto Facchetti. Non è andata come nel caso della squalifica di Cambiasso: gli stessi guardiani del faro avevano strillato per la mancata riforma del castigo nonostante la lettera di Gastaldello che scagionava l'interista ignorando (nel senso che non sapevano proprio) il particolare significativo che c'era stato uno scambio di persona, non era Gastaldello l'obiettivo di Cambiasso ma Padalino. Allora avevano capito d'aver addentato la polpetta avvelenata e fecero finta di niente. No, questa volta hanno incrociato le lame e stabilito che lo scudetto 2006 non si tocca.
Riepiloghiamo, allora. Il capo della commissione dei tre saggi, Gherard Aigner ha pubblicamente ribadito di «non aver dato parere favorevole» al provvedimento. Con lui si sono pronunciati Ruperto e Sandulli, i presidenti dei due tribunali sportivi che hanno giudicato calciopoli: «Eravamo contrari all'assegnazione». L'avvocato Pancalli, successore di Guido Rossi alla guida della federcalcio, si è confessato in sintonia assoluta con quel convincimento. Tutti al servizio della perfida Juventus? Improbabile. Anche perchè, nessun guardiano del faro, ha ricordato, per amore di verità, che il famoso provvedimento fu firmato da Guido Rossi, ex esponente del cda interista, e ispirato dall'avvocato Nicoletti, suo fedelissimo assistente, interista intransigente per sua stessa ammissione. Cosa sarebbe accaduto se un ipotetico governo Berlusconi avesse nominato Fedele Confalonieri commissario della federcalcio e quest'ultimo avesse revocato lo scudetto alla Juve assegnandolo al Milan?
La stessa genesi del provvedimento pubblicato il 24 luglio del 2006 fa capire che si tratta di una decisione tecnico-amministrativa, adottata dal commissario, cioè il corrispettivo del consiglio federale, organismo politico cioè e perciò non può essere coperta da alcuna prescrizione. Naturalmente perchè il mite Abete esca dalla sua enclave romana e decida di fare un passo del genere, ci sarà bisogno di una pezza d'appoggio: cioè di un procedimento disciplinare a carico dell'attuale presidente dell'Inter Massimo Moratti. Le intercettazioni inedite, poche, pochissime pubblicate e provenienti dai legali di Moggi, due-tre al massimo, giustificano la violazione dell'articolo 1, mancata lealtà? Se ne può discutere. Meglio attendere l'udienza di martedì prossimo per avere un quadro completo.

Nel frattempo i guardiani del faro neroazzurro riposino qualche ora.

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