da Milano
La congiuntura economica è di quelle difficili, ma in Italia non mancano i motivi per essere soddisfatti e nutrire un realistico ottimismo. A sostenerlo è Marco Fortis, economista industriale, docente allUniversità cattolica di Milano e responsabile dellufficio studi economici della Edison.
La crisi innescata dai mutui subprime americani, sta facendo soffrire le economie occidentali, Italia compresa, ma gli ultimi dati pubblicati da Mediobanca sembrano confortare lottimismo di Fortis: dicono che le imprese italiane macinano utili, la produttività del lavoro è in crescita e lexport fa numeri da primato.
Professore, siamo messi meglio di quanto pensavamo?
«Beh, non è il caso di esaltarsi ma certamente limpresa privata italiana è robusta. Abbiamo avuto una crescita più lenta degli altri negli anni passati perché quella italiana non è stata uneconomia drogata, come quella americana o come quella spagnola, che aveva puntato tutto sullimmobiliare e ora vede il crollo del mercato. Le aziende italiane sono state invece capaci di ristrutturarsi e di focalizzarsi sui mercati esteri».
Comè allora che il prodotto nazionale non cresce?
«Siamo super competitivi nellexport, nonostante il super euro. Tessile e moda fanno 20 miliardi di surplus commerciale lanno, la meccanica non elettronica, ne fa 75 miliardi; più di noi, è capace di esportare solo la Germania. Ma lexport conta solo per un quinto del Pil (prodotto interno lordo, ndr). Per crescere ci vogliono anche il settore pubblico, i consumi interni e gli investimenti. Bisognerebbe rilanciare i consumi, per far ripartire anche gli investimenti, ma il debito pubblico e i vincoli europei ci impediscono politiche di questo tipo. Inoltre, gli italiani sono parsimoniosi: non si sono indebitati troppo e quando leconomia va male tirano la cinghia da una parte questa è una virtù, ma in momenti di ristagno non aiuta».
Quando se ne esce e come se ne esce?
«Tirar fuori previsioni o ricette per uscire dalla crisi non è facile. Diciamo innanzitutto che bisogna esser soddisfatti del risanamento dei conti che sta portando avanti il governo. Spendiamo 70 miliardi lanno solo dinteressi sul debito, risorse che potrebbero essere impiegate per la ricerca, gli investimenti, rilanciare i consumi...
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