Nel linguaggio burocratico della pubblica amministrazione, sono le «Spese di rappresentanza e di funzionamento». Più in concreto è quella carta di credito messa a disposizione degli amministratori per le spese connesse al loro ruolo. Ancora nel linguaggio felpato dei Palazzi, si tratta dei pranzi di ospitalità o rappresentanza o cene ufficiali a cui sono (diciamo così) costretti sindaci, presidenti di Regione o Provincia e assessori nell’esercizio del mandato ricevuto dagli elettori. Ma usate, le carte di credito, anche per caffè, bibite e pasticcini offerti agli ospiti di un certo riguardo ricevuti in ufficio. Spiccioli, verrebbe da pensare, se non fosse che solo l’anno scorso il tetto di spesa fissato per esempio della Regione Lombardia arrivava a ben 15mila euro l’anno per ciascun assessore. Cifra che per il 2011 è stata ridotta dal settore Rappresentanza istituzionale della Regione a 4mila. Un importo troppo rapidamente sforato e altrettanto rapidamente raddoppiato portandolo a 8mila euro, aggiungendo come giustificazione proprio bibite e caffè offerti in ufficio agli ospiti.
Un accorgimento che non è bastato, almeno a leggere il rendiconto della spese degli assessori aggiornato a martedì 20 settembre. Quando l’assessore alla Cultura Massimo Buscemi con i suoi 12.125,76 euro, aveva già sforato il budget annuale, nonostante il suo raddoppio. Fuori quota anche il collega a Commercio e Turismo Stefano Maullu che lo segue con 9.695,42 euro. Terzo in classifica Andrea Gibelli (9.506,19 euro) che per la verità da vicepresidente ha qualche obbligo istituzionale in più. Sotto la linea rossa di quota 8mila Monica Rizzi (7.981,35) e Raffaele Cattaneo che con 7.777,18 euro non possono certo pensare di mantenere questo regime fino a Capodanno. La classifica prosegue con Domenico Zambetti (Casa, 5.107,98 euro), Luciano Bresciani (Sanità, 5.078,70), Marcello Raimondi (Ambiente, 4.799,01), Giulio Boscagli (Famiglia, 3.726,87), Gianni Rossoni (Istruzione, 3.616,20), Carlo Maccari (Semplificazione, 3.530,21), Giulio De Capitani (Agricoltura, 3.264,90), Romano Colozzi (Finanze, 3.227,08), Alessandro Colucci (Verde e Paesaggio 2.792,27), Romano La Russa (Protezione civile, 2.697,90). E, ultimo in classifica, ma primo nella graduatoria dei virtuosi, l’assessore a Territorio e Urbanistica, il leghista Daniele Belotti con appena 1.220,70 euro spesi finora. Mentre per il governatore Roberto Formigoni, i cui obblighi sono certamente di alto livello, la cifra destinata alle spese di rappresentanza raggiunge, sempre al 20 settembre, i 41mila euro.
Di questo si è parlato ai piani alti della Regione con una strigliata e la raccomandazione ai più disinvolti di fare un uso più prudente delle carte di credito. Che sono tutte tarate su un tetto mensile di 5mila euro, ma che da regolamento non possono essere utilizzate per un importo annuo superiore agli 8mila euro su cui è stato fissato il capitolo di spesa corrispondente. Che, per inciso, è tra quelli sottoposti al taglio dell’ultima legge finanziaria voluta dal governo per abbattere i costi degli enti locali.
E così, per chiunque sfori ancora, l’ufficio della Rappresentanza istituzionale della Regione che fa capo alla presidenza, è pronto a presentare agli interessati le fatture eccedenti le disponibilità massime. E, successivamente, trattenere dai rispettivi stipendi gli eventuali abusi, rendendo così indigesti pranzi e cene consumati dagli assessori con troppa disinvoltura.
Uno sforzo di rigore come quello chiesto al consiglio regionale che solo qualche giorno fa aveva intenzione di presentare all’aula una variazione del bilancio di previsione per l’anno 2011 con una maggiorazione delle spese di un milione e 182mila euro. Cifra che ha provocato non poca insofferenza. Perché se è tempo di sacrifici, la cinghia bisogna tirarla tutti.
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