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Ecco la ricetta di Bankitalia contro la crisi

da Milano

Garantire l’autonomia delle società di gestione del risparmio, rendere pienamente confrontabili i diversi prodotti, superare gli elementi di criticità delle reti di vendita, armonizzare il regime fiscale, favorire la crescita dei fondi comuni italiani in Europa e dare impulso ai fondi alternativi. Sono queste le linee di intervento che la Banca d’Italia ha identificato per rilanciare un’industria del risparmio gestito oggi in forte crisi. L’insieme degli interventi (delineati nel rapporto sul settore stilato con Tesoro e Consob) potrebbe essere realizzato entro la primavera 2009. Il documento auspica che sulle tematiche strategiche «si mantenga uno stretto coordinamento» tra industria, governo e Vigilanza.
La crisi dei fondi, spiega Bankitalia, è legata a: asimmetrie nella regole di trasparenza, elementi di criticità delle reti di vendita; limitata autonomia delle Sgr dentro le banche e svantaggi fiscali.
Il rapporto identifica sei linee di intervento. Per garantire l’autonomia delle Sgr - un obiettivo cruciale - secondo via Nazionale occorre «rafforzare i requisiti di indipendenza degli amministratori», adottare un codice di autodisciplina sul ruolo delle Sgr e delimitare i poteri di indirizzo della capogruppo.
Per rendere pienamente confrontabili i diversi prodotti, occorre invece «armonizzare» il grado di trasparenza informativa delle obbligazioni bancarie rispetto a quello dei fondi comuni. Mentre per superare gli elementi di criticità delle reti di vendita bisogna sviluppare canali distributivi diversificati, valorizzare i consulenti indipendenti, innalzare i requisiti di neutralità e di professionalità per svolgere l’attività di consulenza.

Secondo Bankitalia bisogna inoltre armonizzare il regime fiscale «che attualmente penalizza considerevolmente i fondi comuni italiani che sono tassati anno per anno sul rendimento maturato, con quello in vigore per i fondi comuni esteri, che sono tassati, in capo ai partecipanti, sui proventi distribuiti e sulla plusvalenza realizzata al momento del disinvestimento». Necessario, infine, favorire la crescita dei nostri fondi comuni in Europa.

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