Ecco come si sceglieranno i dirigenti del partito Con il via libera di Silvio

RomaIl Pdl sarà come una piramide dove al vertice rimarrà lui, il presidente Berlusconi. Ma sotto, alla base, qualcosa è destinato a cambiare. Punto cardine sono le assemblee degli eletti, ossia i cosiddetti quadri del partito che, a livello locale, d’ora in poi dovranno coadiuvare il Cavaliere nella scelta dei responsabili del partito in periferia. Fanno parte delle assemblee regionali i parlamentari europei eletti nella circoscrizione nella quale è compresa la regione, i parlamentari nazionali, i consiglieri regionali, i presidenti di Provincia, i sindaci delle città capoluogo, i sindaci dei comuni superiori a 15mila abitanti. L’assemblea degli eletti in ciascuna regione indica al presidente il coordinatore e il vice coordinatore vicario della regione. A Berlusconi viene segnalato il candidato che ha conseguito la maggioranza del 75% dei voti ma se nessuno raggiunge questa soglia, al presidente vengono segnalati i primi tre candidati.
Lo stesso criterio funziona a livello provinciale per l’indicazione dei coordinatori e dei loro vice. In questo caso possono votare anche i consiglieri comunali nei comuni con numero di abitanti inferiore ai 15mila abitanti e, solo nelle grandi città, i presidenti di circoscrizione e i consiglieri circoscrizionali. A questo livello, invece del 75% dei voti, è sufficiente indicare il candidato che ha ottenuto il 50% delle preferenze. In mancanza di ciò, sul tavolo del presidente arriveranno i nominativi dei primi tre classificati. Poi starà a Berlusconi fare la scelta.
In ogni caso non tutti hanno lo stesso peso all’interno delle assemblee. Il concetto cardine è quello del voto ponderato: a ogni elettore viene assegnato un peso specifico in virtù dell’importanza della carica ricoperta. Tradotto: la segnalazione di un parlamentare vale di più rispetto a quella di un consigliere circoscrizionale. Altra novità in più in periferia: nei Comuni, entro i primi mesi del 2011, si terranno i congressi comunali. Al congresso partecipano tutti gli aderenti e gli associati residenti o domiciliati. Il congresso elegge il coordinatore comunale e un coordinamento comunale composto da non più di dieci membri.
Al vertice della piramide, ossia a Berlusconi, restano comunque ampi poteri posto che all’articolo 6 della bozza di delibera votata dall’ufficio di presidenza si legge che «Il presidente può, ove sussistano ragioni particolari di opportunità... non dare seguito alle indicazioni delle assemblee». La mission del Cavaliere, comunque, resta quella di strutturare meglio il partito sul territorio evitando però l’eccessivo frazionismo. Le correnti restano bandite e, in futuro, andrà rivista anche la logica del 70/30, base sulla quale s’è ragionato per costruire il Pdl senza deludere né gli ex Forza Italia né gli ex An.

A questo proposito sembra esserci l’accordo per cancellare il triumvirato che ora regge il partito a livello nazionale. Lo scopo è quello di arrivare a un coordinatore unico. Ipotesi, questa, condivisa da tutti ma soltanto dopo un congresso e una modifica dello statuto.

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