Spuntano molti nomi inattesi nelle carte dellinchiesta «Metallica», la retata della Dia che allalba dellaltro ieri ha portato in carcere 24 persone, in testa al gruppo il boss della ndrangheta Pepè Onorato. I tentacolari rapporti daffari gestiti dalla base nel bar Ebony di via Ampére portavano il clan in contatto sia con altri pezzi da Novanta della Milano nera che con personaggi insospettabili. Sotto inchiesta per riciclaggio sarebbe persino Giuliana Verzè, sorella del fondatore dellospedale San Raffaele, che con uno dei «colletti bianchi» al soldo di Onorato avrebbe scambiato assegni per ventimila euro. Tutto da verificare, ovviamente, quanto e come la donna fosse a conoscenza della reale natura dei suoi interlocutori. Ma nel frattempo Giuliana Verzè è finita nel registro degli indagati.
Un altro nome inatteso, che testimonia dei multiformi interessi del vecchio boss, è quello di Gianfranco Montali, ex presidente dellImperia Calcio. Montali, che è stato messo agli arresti domiciliari, bussa alle casse del clan per tappare i buchi nelle casse sociali. «Ho bisogno per venti, venticinque giorni per tamponare la cosa della squadra entro venerdì», dice Montali in una intercettazione. E poi torna a chiedere quattrini in imminenza di un incontro per pagare gli stipendi ai giocatori: «Almeno trentamila... domani devo fare gli stipendi che domenica cè partita... è una questione psicologica».
Ma le parti più corpose dellordinanza di custodia sono indubbiamente quelle dove compaiono, in unaltalena di alleanza e di rivalità con gli uomini di Onorato, personaggi che hanno fatto la storia della Milano criminale. Una presenza quasi fissa delle intercettazioni è Luigi Bonanno, palermitano, legato alla famiglia mafiosa di Resuttana, che a Milano negli anni Novanta fu uno dei protagonisti dellinchiesta Duomo connection. Cè Ugo Martello, uno dei soci fondatori della colonia milanese di Cosa Nostra. E, di sfuggita, compare persino Gaetano Fidanzati, il boss dal sorriso dacciaio tornato da poco in libertà.
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