Ecco tutti i palazzi che si sono presi i compagni

Quattordici stabili espropriati. Per privata, privatissima utilità. Tanti sono i palazzi che i compagni dei centri sociali hanno sottratto al Comune, o alla proprietà pubblica in generale, o ancora a privati. Alcuni senz’altro abbienti. Altri no, come dimostra il caso (già raccontato in passato dal Giornale) di via Dei Transiti, incrocio con zona viale Monza, dove un gruppetto di autonomi ha espropriato l’appartamento che una famiglia normalissima aveva acquistato con i risparmi di una vita di lavoro. Sì perché il paradosso di tutta la vicenda dei centri sociali è che l’attività di occupazione, giustificata da sempre più remote ragioni ideologiche - la «giustizia sociale» in certi casi, la disponibilità di «spazi sociali» in altre - in realtà a Milano si va concretizzando nel suo opposto: palazzi e immobili che potrebbero avere una pubblica utilità, corrispondente alla loro titolarità pubblica, sono in realtà sottratti alla fruizione dei cittadini per essere usati da pochi prepotenti. Caso emblematico quello di via Litta, dove gli anarchici hanno chiuso da più di 10 anni, con tanto di lucchetti e cani da guardia, una villa di tre piani immersa nel verde un tempo usata come circolo civico di zona aperto a tutti.
Questa storia infame è iniziata 30 anni fa, proprio con via Dei Transiti. E gli ultimi espropri proprietari sono storia recente. Ieri, su sollecitazione del Comune, la Sogemi, che ha in gestione l’immobile comunale di viale Molise 58 - l’ultimo occupato - ha sporto querela per l’ occupazione abusiva. E per ieri sera sono stati programmati cinque concerti in totale assenza di condizioni di sicurezza. Per il vicesindaco Riccardo De Corato «questa nuova occupazione rappresenta l’ennesimo sberleffo alla proprietà fatto dai centri sociali e no global». Un’azione peraltro preannunciata su internet da giorni. «Se il ministro dell’ Interno non vuole oscurare i blog che fanno il tam tam per azioni violente - dice De Corato - per lo meno dia disposizioni per tenerli sotto controllo, altrimenti è una presa in giro».
L’abusivismo intanto si estende a macchia di leopardo. Con 14 stabili ormai occupati, dal Cantiere alla Panetteria okkupata, dal Torchiera, a via Conte Rosso 20, via Torricelli 19, piazzale Cimitero Maggiore 18, via Conchetta 18, via Watteu 7, via Monterosa 84, Viale Sarca 183, via Litta Modignani 66, via Micene 4, Viale Gorizia 28, via Sangallo 5. L’ultimo blitz è quello di via Giannone 8. «La cosa clamorosa - sottolinea De Corato - è che per 5 degli immobili occupati abusivamente ci sono già dei decreti di rilascio emessi dai tribunali che impongono lo sfratto». E invece va avanti la pantomima delle proroghe, che si è verificata 45 volte al Circolo dei Malfattori di via Torricelli, altro stabile comunale. E 25 volte al Leoncavallo.


«L’immobilismo non paga - avverte De Corato - perché i recenti casi dicono che la sfida è alzare continuamente l’asticella. La mobilitazione secondo le relazioni riservate del Viminale punta a sollevare la tensione con il rischio di possibile saldature con l’eversione anarchica».

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