Il consigliere scomparso e la vera guerra economica: cosa succede nella Cina di Xi

Se, da un lato, gli Stati Uniti hanno annunciato la guerra economica alla Cina, dall'altro Pechino ha risposto in maniera strategica pur senza dichiarare alcunché né fare gli stessi proclami di Trump

Il consigliere scomparso e la vera guerra economica: cosa succede nella Cina di Xi
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Il braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina passa soprattutto attraverso l'economia. Lo si è visto nel corso della guerra dei dazi mossa da Donald Trump contro Pechino, ma lo si è capito anche dall'importanza che il gigante asiatico è solito riservare ai dati ufficiali: numeri, cifre e percentuali che attestano lo stato di salute di un Paese o il suo declino sistemico. Ebbene, pare che oltre la Muraglia i conti non tornino, o meglio, che ci sia qualcosa che non quadri.

Lo aveva fatto notare in maniera esplicita, lo scorso gennaio, Gao Shanwen, capo-economista della finanziaria di Stato Sdic Securities di Hong Kong, profilo espertissimo, già consigliere di alti funzionari governativi e con esperienze lavorative nella Banca centrale cinese. Mr. Gao aveva messo in dubbio i dati della crescita della Cina e quelli relativi alla disoccupazione giovanile, a suo avviso rispettivamente meno della metà e più del doppio rispetto ai valori diffusi. Risultato? L'economista è finito sotto indagine.

L'economia cinese e il caso Gao Shanwen

Secondo il Wall Street Journal, che per primo ha riportato la notizia, Gao aveva sollevato dubbi sulla gestione economica di Pechino durante un forum tenutosi lo scorso gennaio a Washington. L'economista di Xi Jinping – non un esperto qualunque ma uno che ha spesso consigliato il governo cinese in materia di politiche economiche e finanziarie - aveva dichiarato che l'economia del Dragone potrebbe essere cresciuta a un ritmo inferiore alla metà di quello del 5% circa dichiarato dalle autorità. Questo avrebbe fatto infuriare la leadership cinese alle prese, appunto, con un duro testa a testa economico con gli Usa.

"Non conosciamo l'effettivo valore della crescita reale della Cina", dichiarava Gao all'evento, andato in scena 12 dicembre. E ancora: "La mia ipotesi è che negli ultimi due o tre anni, la crescita reale (del prodotto interno lordo di Pechino ndr) potrebbe essere in media intorno al 2%, anche se il dato ufficiale si avvicina al 5%". Xi si sarebbe ulteriormente indignato dopo aver appreso che Gao aveva messo in dubbio anche la capacità di Pechino di adottare le misure necessarie per sostenere la crescita. La conseguenza? Divieto per Gao di parlare in pubblico per un periodo di tempo indeterminato. Troppo alto il danno d'immagine creato nel bel mezzo di una guerra economica.

La guerra economica Usa-Cina

Se, da un lato, gli Stati Uniti hanno annunciato la guerra economica alla Cina, dall'altro Pechino ha risposto in maniera strategica pur senza dichiarare alcunché né fare gli stessi proclami di Trump. Quando si tratta di definire le modalità adottate dal Dragone, gli esperti si dividono. C'è chi sottolinea i dazi a sua volta imposti dalla Cina sui beni Made in Usa e chi calca invece la mano su concetti quali l'eccesso di capacità produttiva del gigante asiatico nei settori industriali a maggiore intensità di manodopera. Stando a quest'ultima opinione, Pechino starebbe conducendo una Trade War mettendo a rischio posti di lavoro, potere d'acquisto e stabilità sociale in Occidente.

Alcuni esempi? Nel 2024 la Cina ha prodotto il 33,7% delle auto globali e presidiato oltre il 50% dell'offerta mondiale d'acciaio (sette volte più dell'India seconda). McKinsey parla addirittura di un eccesso di produzione di 50 milioni di tonnellate rispetto alla domanda nel solo 2024. Il Wsj intanto ritiene che l'economia del Paese sia travolta da un crollo del mercato immobiliare che ha spazzato via 18.

000 miliardi di dollari di ricchezza delle famiglie, da un accumulo di debito che si avvicina al 300% del pil e da una grave sovraccapacità industriale che rischia di innescare una spirale deflazionistica.

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