"Serve uno scudo per l'acciaio". La reazione dell'Italia e altri 10 Paesi Ue all'accordo sui dazi

Undici Paesi europei hanno chiesto alla Commissione Europea di proporre al più presto un nuovo meccanismo di protezione da attivare entro il 1° gennaio 2026

"Serve uno scudo per l'acciaio". La reazione dell'Italia e altri 10 Paesi Ue all'accordo sui dazi
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Undici Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno chiesto alla Commissione Europea di proporre al più presto un nuovo meccanismo di protezione commerciale per l’acciaio, da attivare entro il 1° gennaio 2026. L’obiettivo è riportare le importazioni a livelli simili a quelli del 2012-2013: 15% per l’acciaio piatto, 5% per quello lungo e 15% per l’acciaio inossidabile, secondo un documento redatto su iniziativa della Francia.

Nel frattempo, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente Usa Donald Trump hanno convenuto sull’introduzione di un sistema di quote d’importazione legato ai “livelli storici” degli scambi commerciali, da applicare con tariffe MFN (clausola della nazione più favorita). Per le esportazioni europee che supereranno queste soglie, si prospetta un dazio del 50% – ma i dettagli dell’intesa restano ancora da definire.

Il governo tedesco ha accolto con favore l’accordo preliminare, pur auspicando un ulteriore allentamento dei dazi e sottolineando l’importanza di evitare una nuova escalation commerciale. Berlino ha ribadito il pieno sostegno alla Commissione europea nella prosecuzione dei negoziati. Secondo quanto trapelato, il dazio generalizzato del 15% dovrebbe entrare in vigore il 1° agosto tramite ordine esecutivo, mentre la soglia del 50% sarà oggetto di ulteriori trattative.

Il compromesso prevede inoltre che l’Ue consenta l’esenzione da dazi per le auto statunitensi esportate nel mercato europeo, mentre le esportazioni europee di automobili verso gli Stati Uniti resteranno soggette a un dazio del 15%. Tariffe analoghe si applicheranno anche a settori strategici come semiconduttori e farmaci.

L’Associazione Europea dell’Acciaio (Eurofer) ha accolto con preoccupazione l’intesa, definendola insufficiente a tutelare i produttori europei. “Finché permangono dazi al 50%, l’impatto sull’industria siderurgica sarà drammatico”, ha dichiarato il direttore generale Axel Eggert. Ha inoltre sottolineato la necessità di un’azione concreta congiunta Ue-Usa contro la sovraccapacità globale, e ribadito l’urgenza di chiarezza sulle condizioni d’esportazione verso gli Stati Uniti: “Il diavolo è nei dettagli”. Tuttavia, Eurofer giudica la proposta francese, sostenuta da Austria, Belgio, Bulgaria, Grecia, Italia, Lussemburgo, Polonia, Romania, Slovacchia e Spagna, "traccia un percorso chiaro verso una misura commerciale completa per l'acciaio che sostituisca l'attuale regime di salvaguardia in un momento critico, in cui gli impatti negativi della sovraccapacità globale sull'industria siderurgica europea continuano a crescere". Per Eggert "urgenza e determinazione politica sono ora più cruciali che mai: ogni giorno perso rappresenta un ulteriore passo avanti verso la sovranità industriale europea".

La Commissione europea ha promesso di presentare entro settembre 2025 una misura commerciale “altamente

efficace” nell’ambito del suo Piano d’azione per l’acciaio e i metalli, con l’obiettivo di garantire un utilizzo della capacità produttiva dell’85%, in linea con gli standard statunitensi.

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