Un passo indietro che è il preludio a un nuovo importante incarico. Vittorio Colao ha annunciato le dimissioni da ad di Vodafone dopo aver risollevato le sorti della multinazionale delle tlc con sede a Londra. Una scelta che, secondo indiscrezioni, sarebbe l'anticamera di un nuova destinazione che lo potrebbe riproiettare verso l'Italia. E che arriva all'indomani della maxi-operazione da 18 miliardi a cui il top manager bresciano aspirava da anni: l'acquisizione delle attività in Germania ed Est Europa di Liberty Global. L'Eldorado delle tlc, che ha reso Vodafone proprietaria della più ampia rete fissa a banda ultralarga in Europa, permettendole di entrare nel business della convergenza fisso, mobile e tv.
Ci sono voluti dieci anni, ma il cambiamento è tangibile, grazie anche alla grande esperienza che Colao ha maturato in azienda, dove è entrato per la prima volta nel '99 come direttore generale dell'allora Omnitel, poi confluita in Vodafone. Colao ha tracciato la via, ma a percorrerla ora sarà Nick Read, un inglese, oggi direttore finanziario, nel gruppo da 12 anni. Mentre la casella lasciata libera da Read sarà affidata all'italiana Margherita Della Valle, già oggi sua vice, che rinnova la tradizione del tricolore ai piani alti del gruppo britannico.
Read guiderà un gruppo che ha 536 milioni di clienti mobili in oltre 25 Paesi. Negli ultimi dieci anni ha lasciato gli Usa, vendendo a Verizon il 45% di Verizon Wireless; ha conquistato il profittevole mercato indiano dove ha fuso la filiale locale con la rivale Idea Cellular; e in Europa ha messo le mani su Liberty Global. Vodafone ha chiuso l'anno fiscale con un utile pre-tasse di 3,88 miliardi, contro i 2,79 del 2017. L'utile netto è stato di 2,44 miliardi, contro un rosso di 6,3 miliardi di un anno fa. Una crescita confermata nel quarto trimestre 2018 con i ricavi in aumento dell'1,4%.
Ma perché Colao, 57 anni, lascia Vodafone? «Quella di lasciare è una mia decisione», ha detto lui stesso agli analisti. «Stiamo scrivendo un nuovo capitolo della nostra storia, ed è molto salutare avere una squadra dedicata a questo». Il percorso di informazione agli azionisti (per lo più grandi fondi) sarebbe comunque iniziato già alla fine del 2017, insieme a quello per la selezione del successore. Mentre il passaggio delle consegne è previsto per l'autunno prossimo: un avvicendamento stile public company.
E chissà che il passo indietro non si trasformi in un ritorno a casa. La tentazione più facile è quella di pensare Colao alla corte di Tim, che tanto avrebbe bisogno di un rilancio. Le sfide non mancano: dalla convergenza tra rete, dati e contenuti; al progetto di scorporo. Ma passare dal colosso Vodafone (60 miliardi di capitalizzazione) alla piccola Tim (20), oltre alle clausole di non concorrenza, non pare verosimile. Specie in un mercato ultra competitivo dove, entro il 21 giugno, Iliad farà il suo ingresso nella telefonia mobile. E in un momento delicato in cui tutto serve a Telecom tranne che il rischio di una governance instabile.
«Sicuramente Colao si prepara a un nuovo incarico, un manager di questa levatura non lascia un colosso come Vodafone senza un piano B», commenta una fonte. Si può anche pensare a incarichi istituzionali e governativi in particolare.
E se la meta non fosse l'Italia c'è chi ipotizza un ruolo in Europa come commissario per la creazione del mercato unico digitale tanto auspicato dallo stesso Colao.Intanto Vodafone paga dazio e perde oltre il 4% alla borsa di Londra.
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