Sofia Fraschini
Il 2017 sarà un altro anno ad alta contendibilità. Da Autogrill ad Ei Towers passando per Massimo Zanetti Beverage Group e Save sono diverse le società che potrebbero essere oggetto di un'offerta pubblica d'acquisto.
Dopo un 2016 all'insegna del take-over, dunque, potrebbero essere altrettanto numerose le operazioni che cambieranno l'assetto societario, e talvolta il destino a Piazza Affari, dei gioielli della finanza italiana. Giuseppe Vegas, presidente della Consob, sottolineava proprio che il sistema finanziario italiano è in piena transizione dal modello relazionale a quello di mercato.
A fare da cavallo di Troia sono spesso le assemblee dove la partecipazione degli azionisti ha raggiunto una media del 70,2% del capitale e, in particolare, è aumentata la presenza degli investitori istituzionali esteri, passata dal 13% del 2012 al 21%. Fondi, per lo più, che a volte per ragioni speculative, altre per difendere gli interessi delle minoranze, hanno sovvertito le maggioranze o condizionato le offerte stesse. Proprio su questa scia, nel 2017, andranno in scena le operazioni annunciate sul finire dell'anno: da Parmalat, a Best Union passando per Alerion. Resta poi l'incognita su una possibile offerta residuale in casa Ansaldo Sts, dopo il primo tentativo flop dei giapponesi di Hitachi. E alla corte di Mediaset, dove, seppur le probabilità siano date al minimo, è ancora possibile un take-over da parte di uno dei due primi azionisti: Silvio Berlusconi con la sua Fininvest e Vincent Bollorè con Vivendi.
Guardando alle operazioni ex novo «non mancheranno le occasioni spiega Massimo Gionso, consigliere delegato di Cfo Sim ma non tanto per ragioni di prezzo (le basse valutazioni), quanto piuttosto per ragioni strategiche e di opportunità. Le nuove Opa insomma più che per i saldi di Borsa sono spinte da alleanze strategiche».
E quali sono dunque queste potenziali opportunità? Il 2016 si è chiuso con voci insistenti che coinvolgono Save, la società di gestione dello scalo di Venezia. Dopo l'ingresso di Atlantia, con il 21,3%, la famiglia Benetton potrebbe fare una offerta agli altri soci perché vendano le loro azioni. A quel punto però Enrico Marchi (che ha con Finint il 60%) potrebbe rispondere e avviare una contro Opa. Il tutto, però, dipenderà da un paio di variabili: la possibile finestra di uscita di Morgan Stanley entro un anno e la posizione di Andrea De Vido, socio storico di Marchi in Finint, che necessita di una liquidazione per far fronte a un personale indebitamento.
Altro nome caldo che coinvolge la galassia Benetton è quello di Autogrill. «La famiglia sta razionalizzando tutte le partecipate e la società del food, che capitalizza poco più di 2 miliardi, e fa gola a moltissimi player esteri, potrebbe essere considerata poco strategica e quindi potenzialmente cedibile». Sempre da un settore affine potrebbe poi arrivare l'operazione su Massimo Zanetti Group: «Il flottante è intorno al 33% - spiega Gionso e la famiglia detiene circa il 67% della società. Tuttavia, alla luce di una quotazione poco fortunata (il titolo da 11,5 euro vale ora 7 euro), gli Zanetti potrebbero non opporsi a un'offerta che porterebbe nelle loro casse un centinaio di milioni».
Dal food alle tlc, la battaglia su Mediaset lascia aperte molte incognite anche su Telecom, vista da alcuni analisti come una possibile preda. Al momento però le quotazioni più alte di un'offerta d'acquisto riguardano Ei Towers. Nell'ambito del riassetto delle torri, infatti, Mediaset (azionista al 40%) potrebbe fare cassa (anche in ottica di opposizione a Vivendi) cedendo il passo a un'offerta, magari degli spagnoli di Cellnex, interessati al business italiano.
Movimento potrebbe poi esserci nel settore delle banche italiane.
In attesa di sapere chi saranno i nuovi azionisti di Unicredit post-aumento, Gionso vede possibili Opa tra le banche venete. «Una possibile fusione tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca, probabile entro l'estate, potrebbe essere il preludio a una vendita. Bper, poi, potrebbe muovere sul Credito Valtellinese».
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