Allarme dell'Europarlamento per le banche "Attente alla trappola del debito sovrano"

A gennaio gli stress test che considerano anche i Btp comprati dagli istituti Per quelli italiani si tratta di una «mina» da quasi 320 miliardi di euro

Allarme dell'Europarlamento per le banche "Attente alla trappola del debito sovrano"

L'attenzione della Vigilanza europea guidata dalla squadra di Daniele Nouy è tutta concentrata sulle sofferenze, come si è visto dalle nuove regole formulate dalla Bce con il cosiddetto «addendum» alle linee guida per la gestione dei crediti deteriorati la cui legittimità è stata bocciata anche dal servizio giuridico del Consiglio Ue con un parere arrivato ieri sul tavolo dei ministri delle finanze europei. Francoforte sta anche pensando alla creazione di una nuova piattaforma unica che funga da banca dati per i non performin loans.

In realtà, c'è anche un'altra mina innescata dentro ai bilanci degli istituti del Vecchio Continente: l'esposizione al debito sovrano dei singoli Stati. Per la sola Italia parliamo di circa 319 miliardi di Btp in pancia alle banche.

L'asticella si sta abbassando, ha sottolineato Bankitalia nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria secondo cui nei dodici mesi terminanti in settembre l'ammontare di titoli pubblici italiani nel portafoglio delle banche è sceso di 33 miliardi. Ma ad alleggerirsi sono state soprattutto le big del credito (per 29 miliardi) mentre le banche più piccole, che strutturalmente detengono una quota più elevata di titoli pubblici, la riduzione è stata solo di un punto percentuale.

Non solo. In settembre, gli investimenti delle banche italiane in titoli di Stato emessi da altri Paesi dell'area dell'euro, in prevalenza titoli francesi e spagnoli, sono aumentati di 5 miliardi a quota 43 miliardi. L'allerta, dunque, resta alta. Come sostiene uno studio diffuso in questi giorni dal Parlamento Europeo. Nella ricerca, commissionata a due ricercatori esterni (Yannik Schneider dell'Università di Mannheim e Sascha Steffen della Scuola di Finanza di Francoforte) dalla Commissione Affari economici e monetari, si ricorda come le eccessive esposizioni al debito sovrano delle banche abbiano aggravato la crisi finanziaria nel 2011 e nel 2012, nonché alla lenta e asimmetrica ripresa dei Paesi europei. Certo, aggiungono i ricercatori, negli ultimi tempi sono state introdotto varie politiche che migliorano la resilienza delle banche, «tuttavia il regime normativo per l'esposizione bancaria al debito sovrano non è cambiato». In caso di un peggioramento della crisi del debito sovrano, viene aggiunto nel report, «i principali problemi per le banche sarà localizzato in particolare in Italia e in Spagna». Dato «il basso capitale delle banche italiane, mancanza di redditività e problemi di liquidità, il settore bancario italiano è il più fragile nella zona euro».

Il tema è d'attualità visto che per le principali 50 banche europee (tra cui quattro italiane ovvero UniCredit, Intesa Sanpaolo, BancoBpm e Ubi) si prospetta un nuovo round di stress test.

E a finire nel mirino delle prossime prove di resistenza messe a punto dall'Eba - l'autorità bancaria europea- saranno anche i rischi derivanti dall'esposizione ai titoli sovrani che vengono compresi nel rischio di credito e nel rischio di mercato: nel dettaglio saranno applicati shock al portafoglio dei titoli sovrani per verificare la capacità di assorbire le eventuali perdite.

Le valutazioni partiranno a gennaio mentre i risultati saranno resi pubblici il 2 novembre del 2018.

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