Ci risiamo. Dopo un inizio d’anno piuttosto brillante per le Borse e per lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi, con la primavera sono tornate le tensioni sui mercati finanziari. Gli investitori internazionali continuano a chiedersi se il pesante debito dei Paesi periferici del Vecchio continente, Italia inclusa, sia sostenibile con una crescita anemica come quella prevista. In questo scenario, i risparmiatori temono un replay della terribile estate 2011 e si chiedono che cosa fare per difendere i loro portafogli.
La ricetta per correre meno pericoli, consiste nel diminuire la quota di titoli di Stato della zona euro a favore di governativi internazionali, bond dei Paesi emergenti, obbligazioni societarie e titoli high yield. In pratica, si dovrebbe attuare una diversificazione di portafoglio spalmando i pericoli su più tipologie di titoli a reddito fisso. Per esempio, un investitore poco propenso al rischio e che volesse proteggersi dall’ottovolante della zona euro, potrebbe allestire un giardinetto composto per il 30% da titoli di stato della zona euro (Bot , Ctz e Btp con scadenza entro il 2015), e per un altro 30% in obbligazioni governative statunitensi, australiane, canadesi, norvegesi e svedesi. In alternativa all’acquisto diretto di titoli di questa tipologia,si può optare o su fondi obbligazionari governativi specializzati su una singola valuta (dollaro Usa, australiano o canadese, corone norvegesi o svedesi) oppure su un buon fondo obbligazionario governativo internazionale. Il portafoglio si può poi completare con un 20% in corporate bond euro, con un 10% in fondi obbligazionari Paesi emergenti e con un 10% in obbligazioni high yield: in questi ultimi tre casi l’investimento deve essere effettuato tramite fondi ed Etf specializzati che garantiscono la massima diversificazione con costi contenuti. Un portafoglio così allestito, non garantisce di uscire indenni dall’eventuale nuova perturbazione finanziaria sui titoli di stato europei e italiani; tuttavia, nel periodo di massima crisi del 2011 (cioè dal 30 giugno all’11 novembre), un giardinetto di questo tipo avrebbe guadagnato lo 0,47% contro una perdita media del 10,3% registrata invece dai Btp o dell’1,95% perso dai Ctz.
E per chi, incurante dei pericoli che potrebbero scatenarsi sui listini azionari europei, volesse rischiare anche perché scarico di azioni in portafoglio? La maggioranza degli esperti è convinta che i prezzi delle azioni siano abbastanza convenienti, tuttavia consigliano di aspettare almeno l’estate prima di posizionarsi in modo stabile in Borsa. Premesso ciò, si può intraprendere una strategia in due mosse. La prima è quella di entrare in Borsa in modo graduale tramite un investimento a rate, come per esempio si può fare con i «Pac» (Piani di accumulo): versando anche 100 o 200 euro al mese (o al trimestre) si comperano quote di fondi ed Etf azionari con prezzi che mediano i saliscendi dele Borse. Così facendo eventuali cadute dei listini azionari faranno acquistare un numero maggiore di quote di fondi, riducendo il costo medio dell’investimento e quindi anche il rischio.
La seconda mossa è quella di puntare su fondi ed Etf specializzati su Wall Street e sulle Borse emergenti. I risultati del primo trimestre 2012 delle aziende americane sono risultate in linea con le attese o addirittura meglio delle stime degli analisti soprattutto in alcuni settori, come quello dell’alta tecnologia.
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