Arriva la botta sul diesel: chi rischia la stangata

Il ministero dell’Ambiente avrebbe allo studio accise più alte per il gasolio. L’obiettivo è proteggere il nostro pianeta. Ma la mazzata è dietro l'angolo

Arriva la botta sul diesel: chi rischia la stangata

L’ennesima beffa per i consumatori italiani. Il ministero dell’Ambiente avrebbe allo studio accise più alte per il gasolio dimenticandosi che gran parte dei camion che trasportano i più disparati beni viaggiano con questo carburante. Le nostre strade, d’altra parte, sono piene furgoni diesel che consegnano ad esempio alimenti. E modificare le accise del gasolio significa far aumentare il costo dei prodotti: cibo, medicinali, vestiti sono solo alcune esempi.

Questa è una vecchia ricetta pentastellata. Ma dalle parti di Palazzo Chigi sembra ormai nata una vera e propria guerra contro le auto diesel. Se da un lato una politica per un ambiente più pulito è corretta, dall’altro si corre il rischio che con un assurdo effetto domino, le maggiori accise possano ricadere nel tempo sui consumatori finali. Magari anche quelli che non possiedono un’automobile.

Il ministero dell’Ambiente ha lanciato una consultazione web per sapere dalla società se piace l’idea di cancellare il divario fiscale che oggi rende la benzina più cara del diesel. L’obiettivo ufficiale del progetto è tutelare il nostro ecosistema. Se venisse approvato, però, gli italiani pagherebbero ogni anno al fisco 5 miliardi in più, che si ridurranno con l’efficacia di questa ecotassa volta a spingere altrove i consumi.

"Comincia oggi il percorso per abbandonare finalmente i sussidi ambientalmente dannosi e poter cominciare la stagione dei sussidi ambientalmente favorevoli", afferma orgoglioso il ministro Sergio Costa. Alla consultazione possono partecipare tutti, anche i singoli cittadini, entro il 27 agosto. Basta collegarsi al sito del ministero. E il fine è cancellare quegli aiuti di Stato che devasterebbero il nostro pianeta. Quali aiuti cancellare è stato deciso, stando a quanto scrive il Sole 24 Ore, da una commissione guidata da Pier Luigi Petrillo con rappresentanti dei ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e trasporti, delle Politiche agricole e alcuni consiglieri economici del ministro dell’Ambiente.

Ecco i sussidi sotto accusa. Oltre alla accisa della benzina più alta del gasolio (5.154,1 milioni) ci sono il prelievo fiscale meno penalizzante sul metano usato nelle trivellazioni dei giacimenti (0,27 milioni), sui combustibili usati per estrarre magnesio dal mare (0,5 milioni), su carburanti e combustibili delle forze armate (47,6 milioni), sui lubrificanti per lavorare la gomma (1 milione), sul metano per usi industriali con consumi oltre 1,2 milioni di metri cubi l'anno (60 milioni) e sul Gpl per usi industriali (14,5 milioni).

La stangata sul gasolio sarebbe graduale. Sono previsti rincari di 11 centesimi al litro l’anno a partire dal primo gennaio 2021 fino al 2030. Il governo intende introdurre, in soldoni, un rincaro dell’accisa del gasolio (61, 74 centesimi al litro) al pari della benzina (72,84 centesimi). I soliti contribuenti si preparano a pagare. Ma il governo ignora che molti motori diesel sono più efficienti ed emettano molta meno CO2 dei motori a benzina. Strano, ma vero.

Sui mercati internazionali il gasolio è più caro della benzina. Ciò che in Italia lo rende più conveniente è l’accisa meno pesante. Ora il ministro Costa pensa all’ennesima "mazzata". Qualcosa che si ripercuoterà sulle nostre tasche.

In nome di un mondo più pulito? È tutto da dimostrare. Anche la scienza è divisa su questo punto. Di certo c’è che i portafogli degli italiani saranno più leggeri, esposti all’ennesimo salasso giallorosso.

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