Mentre i protagonisti continuano a ribadire che non c'è alcuna operazione allo studio che riguardi Tim Brasil, i rumors non si placano e Asati, l'Associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia, promuove l'ipotesi di «un accordo commerciale forte tra l'operatore mobile Tim Brasil e Gvt, il gestore della rete in fibra ottica controllata da Vivendi». L'altra possibilità è che ci sia un merger tra i due operatori brasiliani. Per Asati entrambe le opzioni sono migliori dello spezzatino di Tim Brasil, sponsorizzato da Telefonica.
Giovedì prossimo il cda di Telecom si riunirà per decidere eventuali modifiche alla governance della società come più volte richiesto da Marco Fossati, il maggior azionista privato di Telecom (il 5% è detenuto da Findim, la holding di famiglia). Le modifiche, che dovrebbero portare a un cda composto da membri indipendenti e non più espressione del socio di maggioranza Telco, dovrebbero essere poi ratificate dall'assemblea della società di aprile. Quello che è certo e che ormai, oltre a Fossati da sempre contrario a Telefonica, anche molti fondi di investimento che rappresentano la maggioranza del capitale Telecom, sono contrari al fatto che Madrid conquisti la quota di maggioranza dell'ex monopolista italiano. Operazione, comunque, che ormai sembra di difficile attuazione.
Contrari a Telefonica sono, da sempre, anche i sindacati, che temono sia la vendita di Tim Brasil sia quella della rete Telecom. Ieri Michele Azzola (Cgil) ha ribadito che Telecom «deve mantenere il suo profilo internazionale; Telefonica non rappresenta un'opportunità di sviluppo».
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