Camilla Conti
«Abbiamo sottoscrizioni ed impegni di sottoscrizioni dell'aumento di capitale di Veneto Banca già vicini ai 600 milioni», aveva assicurato lo scorso 9 giugno, Bruno Zago, il presidente dell'associazione «Per Veneto Banca» che raccoglie i grandi azionisti di Montebelluna. Zago rispondeva alla condizione posta dal fondo Atlante di controllare la maggioranza per continuare a garantire l'intero aumento di capitale da un miliardo. «Oggi gli oceani separano ancora le persone ma non i capitali», aveva aggiunto Zago. Gli oceani, però, alla fine hanno separato anche le parole dai fatti. Perchè i milioni annunciati da Zago non si sono visti (al momento le adesioni sarebbero molto sotto l'1%) e ieri i vecchi soci della banca veneta hanno alzato bandiera bianca.
Colpa di una serie di circostanze: a cominciare dai tempi molto stretti per il completamento dell'operazione che «impediscono che ciò si concretizzi per importi consistenti», hanno scritto in una nota gli azionisti raccolti dall'imprenditore. Sottolineando che «continuano a mancare alcune informazioni essenziali per assumere una decisione consapevole sull'aumento quali per esempio quelli sulla strategia futura della banca e di rilancio». A questo si aggiungono «l'incertezza legata al referendum sulla Brexit, gli aumenti di capitali di altri istituti bancari e la forte volatilità del mercato borsistico». Come previsto, dunque, il fondo Atlante replicherà lo stesso copione della popolare di Vicenza: assumerà il controllo di Veneto Banca e varerà un riassetto della governance. Il primo passo sarà comunque quello di garantire l'aumento di capitale «anche in caso di Brexit». La rassicurazione è arrivata proprio da Quaestio Capital Management, gestore del fondo, in una nota trasmessa mercoledì scorso a Banca Imi e agli altri garanti dell'operazione. Il referendum si terrà nel Regno Unito in data 23 giugno, ovvero il giorno dopo il termine ultimo per aderire all'offerta.
Intanto, la Procura di Roma ha smentito accertamenti sull'aumento di capitale ipotizzate ieri dalla stampa. I pm stanno invece aspettando una relazione della Guardia di Finanza relativa ai controlli effettuati nei giorni scorsi su richiesta della Consob nella sede della banca e in altre agenzie nella provincia di Treviso. La Procura romana, nel febbraio 2015, ha avviato un'inchiesta per ostacolo alla vigilanza che vede coinvolto anche l'ex ad Vincenzo Consoli. La relazione delle Fiamme gialle potrebbe andare a finire in questo fascicolo senza doverne aprire uno nuovo.
Dal fronte vicentino,
infine, arriva la conferma che la pre-garanzia che Unicredit aveva dato all'aumento della Pop Vicenza era vincolata alle trasformazione in Spa e alla quotazione in Borsa dell'istituto. Quotazione che, appunto, è saltata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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