Economia

«Aumento da 3 miliardi e un nuovo piano per risanare Saipem»

Per gli analisti vanno abbassate le stime 2015 e serviranno svalutazioni E in Borsa i titoli cedono un altro 3%

Probabili nuove svalutazioni, una revisione al ribasso delle stime 2015 e un aumento di capitale tra i 3 e i 3,5 miliardi. In attesa dei conti del primo semestre che saranno licenziati il 28 luglio, sono queste le prospettive tratteggiate da Mediobanca Securities per Saipem, la società di ingegneria e impiantistica controllata dal gruppo Eni.

La controllata dell'Eni non trova pace e continua a navigare in alto mare dopo le grane del 2013 (doppio profit warning) e la crisi che ha investito i prezzi del petrolio.

Ora a mettersi di traverso è l'annullamento del progetto Southstream, il gasdotto che doveva portare il gas dalla Russia all'Europa senza transitare dall'Ucraina. Gli analisti della banca d'affari hanno calcolato un impatto negativo, al netto delle compensazioni previste dal contratto, di circa 300 milioni. Ma non finisce qui. Secondo Mediobanca, in vista dei conti di metà anno c'è il rischio di ulteriori accantonamenti e di svalutazioni.

In attesa che si alzi il velo sui conti, dunque, gli esperti hanno tagliato «le stime di utile per azione per il periodo 2015-2017 in media del 31%».

Per quanto riguarda la guidance 2015, gli esperti vedono una probabile revisione al ribasso, con indicazioni al di sotto della fascia bassa attualmente fissata: ebit di 500 milioni e utile netto di 142 milioni nel 2015 e di 248 milioni nel 2016. In questo scenario, l'obiettivo di un debito netto sotto i 4 miliardi entro il 2015 e di 2 miliardi entro il 2018 sarà probabilmente mancato. «Secondo le nostre nuove stime, prevediamo circa 5,1 miliardi di debito netto per il 2015, con un picco a 5,9 miliardi nel secondo trimestre». In questo quadro, l'intenzione di Eni di procedere alla vendita di Saipem richiederebbe circa 3-3,5 miliardi di capitale fresco, secondo gli esperti, con lo scopo di ridurre il debito a circa 2 miliardi.

Uno scenario che impone «la presentazione di un nuovo piano industriale, probabilmente a settembre, per cercare di correre ai ripari e attrarre potenziali acquirenti per procedere poi con un aumento di capitale da 3-3,5 miliardi». A fine maggio, secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale , l'ammontare di un probabile aumento si fermava a quota 1,5 miliardi.

Nel frattempo, continua la discesa del titolo

che ieri ha lasciato in Borsa il 3% a 8,4 euro. Gli esperti vedono rischi di un'ulteriore pressione ribassista sul prezzo del titolo con i risultati del secondo trimestre e hanno fissato il nuovo target price a 7,1 euro.

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