Prove generali di invasione dell'auto cinese in Europa. Quatti quatti i «big» di Pechino allungano i tentacoli sul Vecchio continente, forti di una politica Ue paradossalmente punitiva nei confronti di una delle sue industrie trainanti, creando così ai costruttori asiatici le condizioni ideali per affondare le radici. Dominatori dell'elettrico (a loro fanno capo le materie prime per le batterie); padroni con Taiwan dei semiconduttori (le tensioni con la Cina aggraveranno la situazione); design secondo i gusti occidentali grazie al contributo, in loco, di centri stile soprattutto italiani; qualità in forte ascesa; prezzi competitivi: e se a questi ingredienti aggiungiamo il ruolo di testa di ponte, da parte di Case auto europee e società d'importazione, ecco che dalle prove generali all'invasione vera è solo questione di poco.
Qualche esempio: Geely è proprietaria di Volvo e azionista forte di Daimler, mentre la rinata britannica Mg, con i suoi Suv già sul mercato, è in mano all'altro colosso Saic. E poi c'è il gruppo Koelliker, con base a Milano, che ha lanciato la sua nuova sfida puntando molto sulla Cina grazie alla distribuzione dei modelli Seres, Aiways, Weltmeister, i furgoni Maxus e i tre ruote Wuzheng (ovviamente mantenendo in gamma la giapponese Mitsubishi e la coreana SsangYong). È invece recente la presentazione del Suv compatto Emc Wave 3, prodotto da Yibin Kaiyi, i cui azionisti sono lo Stato cinese e Chery, gruppo che nel 2007 aveva siglato una lettera d'intenti per realizzare veicoli Fiat e Alfa Romeo, accordo poi naufragato. È la stessa Chery che da anni fornisce motori e alimentazioni elettriche a Dr Automobiles di Macchia d'Isernia che poi assembla i modelli con il marchio italiano.
Ebbene, per interposta società, Chery rispunta anche attraverso la società bresciana Eurasia Motor Company per l'importazione e la distribuzione del Suv «Wave 3» con motore benzina-Gpl (impianto fornito dalla piemontese Brc) e un listino di 22mila euro. Nel 2023, inoltre, sarà la volta di «Wave 3» 100% elettrico: dovrebbe costare tra i 30-35mila euro rispetto ai 22mila dollari attuali in Cina. «Ma non ci fermiano qui - afferma Federico Daffi, presidente di Emc - perché a fine anno arriveranno altri due veicoli: un pick-up e un'elettrica. Siamo pronti a definire nuovi accordi in esclusiva con costruttori che vogliono posizionarsi su questo mercato». Emc, in Italia da anni con i marchi Great Wall e Haval, sempre dalla Cina, si propone anche come hub europeo.
«L'invasione è solo questione di tempo e, vista la scarsa considerazione che le Case auto stanno dimostrando verso la filosofia dietro la quale sono nate (Henry Ford diceva: C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti), ben vengano questi nuovi marchi a far progresso vendendo auto elettriche al prezzo che meritano», l'analisi cruda di Salvatore Saladino, country manager di Dataforce Italia.
E Andrea Taschini, manager automotive: «È iniziata la prima ondata di vetture Made in China e presto, con l'obbligo europeo dell'auto elettrica, diverrà uno tsunami. Chi si illude che i 75mila esuberi nell'auto saranno sufficienti rimarrà deluso.
Non solo rischieranno il posto i 350mila addetti nella filiera del ricambio indipendente, ma i volumi delle Case automobilistiche europee subiranno un tracollo storico perché non riusciranno a competere con le vetturette elettriche low cost cinesi».Anche il noleggio a breve, vista la marea di turisti in Italia, si sta rivolgendo a marchi che arrivano dalla Cina, tra questi Lynk (Volvo) e Mg (Saic), considerata l'attuale scarsa disponibilità di prodotti europei.
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