Le vendite di auto in Italia tornano a scendere. Al +1,5% di aprile, risponde, in maggio, un -1,2%. Complessivamente, da gennaio il calo è ora del 3,8%. Ad attenuare la caduta del mercato di maggio, condizionato anche dalla scadenza elettorale, sono stati i canali del noleggio (+22,3%) e delle vetture «Km 0», quelle che il concessionario si immatricola e rivende poi scontate. Non conoscono la crisi i Suv di dimensioni compatte (+23%).
«Per l'auto è stagnazione», commenta Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor, il quale pone in relazione le difficoltà del mercato con quelle dell'economia del Paese. «Le previsioni ufficiali per il 2019 - afferma - indicano una crescita del Pil dello 0,2%, ma anche se la previsione fosse corretta, si tratterebbe di una crescita assolutamente insufficiente, non solo se confrontata con quella del 2017 (+1,8%), ma soprattutto se si considera che a fine 2018 il Pil italiano doveva ancora recuperare il 50% del calo determinato dalla crisi deflagrata nel 2008».
In questo scenario, al quale bisogna aggiungere i danni causati dalla demonizzazione dei motori diesel (-19,5% a maggio), si muove il mercato italiano, penalizzato in particolare da un parco circolante che per buona parte è giunto a fine corsa, risultando inquinante e non sicuro. A proposito di guerra al diesel, il presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino, puntualizza come una forte responsabilità nel crollo della domanda, derivi «dall'incertezza che regna tra i consumatori, influenzati da messaggi contrastanti».
Grande assente rimane sempre il governo, finora capace solo di giocare la carta del bonus/malus che, se da una parte fa crescere la richiesta di auto green, tra elettriche (+98% il mese scorso) e ibride (+37,1%), seppur ancora in carenza delle infrastrutture di ricarica, dall'altra non risolve il problema di chi non ha i soldi per cambiare la macchina a benzina o diesel. «La spinta generata dagli ecobonus - osserva Paolo Scudieri, presidente di Anfia - potrebbe portare le auto elettriche e ibride tra l'1% e il 2% del totale», ma si tratta sempre di veicoli non alla portata di tutti i portafogli.
La filiera, intanto, ricorda al vicepremier Matteo Salvini l'impegno preso, in un incontro pubblico al Dealer Day di Verona, di rivedere la detraibilità dell'Iva sulle auto aziendali portandola al 100%. «Questo e una maggiore deducibilità - ricorda Michele Crisci, presidente di Unrae - rappresenterebbero un volano per incentivare le imprese ad aumentare gli investimenti e a rinnovare il parco circolante. Ci sarebbero 100mila veicoli in più l'anno con benefici per l'Erario pari a 450 milioni, tra Iva e Ipt, senza la necessità di una copertura finanziaria».
In maggio, tra i singoli gruppi, Fca ha segnato un -6,12% (negativi tutti i marchi, con Alfa Romeo -50,97%).
Positivo il gruppo Renault, futuro sposo (+2,22%), ma grazie alla solita Dacia (+42,07%) essendo Renault in calo del 14,34%. Fca si può consolare con il dato negli Usa: +2% in maggio, mese d'oro per i pick-up Ram (+29%).
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