
Le tensioni geopolitiche e la guerra commerciale non sono riuscite a fermare l'export italiano. Secondo i dati diffusi ieri dall'Istat, le esportazioni del nostro Paese sono cresciute dell'1,2% a luglio, segnando un certo distacco dal dato sulle importazioni (+0,7%). A trainare la crescita sono le vendite verso i Paesi extra europei (+2,4%), mentre quelle dirette ai partner del Vecchio Continente restano sostanzialmente ferme. Su base annua, l'Italia ha esportato beni per 384,2 miliardi, con una crescita del 7,3%. Il grande protagonista? Gli Stati Uniti. A fine luglio, quando Washington e Bruxelles hanno raggiunto l'intesa che ha fissato il dazio massimo sui beni europei al 15% - una soglia ben inferiore rispetto a quella inizialmente minacciata del 30% - le imprese si sono tranquillizzate e, dopo mesi di incertezza, hanno chiuso i contratti sospesi. Va però segnalato che a ridosso dell'entrata in vigore dei dazi voluti dall'amministrazione Trump, molti importatori americani hanno deciso di anticipare gli ordini di beni italiani per evitare futuri rincari.
Finora, la politica commerciale statunitense sembra aver ottenuto l'effetto contrario, ossia un picco delle importazioni. Solo guardando all'Italia, le esportazione verso gli Usa sono cresciute del 24,1% nei primi sette mesi dell'anno. Si tratta però di un effetto temporaneo, dato che molto presto, se non in agosto a settembre, questa anticipazione delle vendite sarà compensata da un crollo delle esportazioni verso gli Usa. Va comunque ricordato che gli Stati Uniti non rappresentano l'intero mercato. A livello geografico, si è registrato un aumento dell'export anche verso la Svizzera (+12,8%), la Spagna (+12,1%), i Paesi Opec (+9,6%) e il Medio Oriente (+7,8%). In questo scenario, "l'obiettivo resta di raggiungere 700 miliardi di export entro la fine della legislatura", ha esortato il vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Esteri, Antonio Tajani (in foto).
I dati sull'esportazione sono dunque un mix di luci e ombre e gli equilibri commerciali globali mantengono una certa dinamicità per cui è molto difficile fare previsioni.Un grande punto di domanda, secondo il presidente dell'Ice, Matteo Zoppas, è la Cina, verso cui nei per primi sette mesi dell'anno l'esportazione è stata negativa (-4%).