Economia

Le banche e la fiducia tradita

La drammatica vicenda delle quattro banche territoriali salvate per decreto conferma la confusione generale. Prevedo tempi bui con l'entrata in vigore dal 1° gennaio del bail in. Non eravamo obbligati ad adottarlo soprattutto subito. Ha ragione Berlusconi quando dice che il brand banca ha sempre voluto dire fiducia. Inconcepibile tradirla di nuovo, aggiungo io. Si corre il rischio di una crisi del credito peggiore di Lehman Brothers.Il direttore generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi, vorrebbe far proibire per legge l'offerta di obbligazioni subordinate allo sportello. Una mossa improvvisata, tardiva ed irrazionale. Il mercato non ha mai bisogno di restrizioni piuttosto, nel breve, di un taglio di certi metodi: il funzionario non deve essere sollecitato dai vertici a proporre, meglio «imporre» prodotti al risparmiatore. Chi ha sbagliato paghi e subito. Il deficit di una corretta informazione pesa come un macigno. E non aiutano certi titoli di giornale. Che senso ha «titolare» che nelle nostre banche i depositi restano protetti anche con il bail in? Da vent'anni mi esprimo sull'argomento. E ho scritto un libro eloquente fin dal titolo: Banca rotta. Nel medio è necessaria una riforma radicale del sistema finanziario. E sul bail in, caro Renzi, non avrebbe avuto più efficacia un approccio graduale? Lo dico da decisionista. È auspicabile che la comunicazione delle banche sia, da subito, chiara ed essenziale. «Caro cliente dal 1° gennaio, in caso di gravissima sofferenza dell'istituto, azionisti e obbligazionisti saranno chiamati a farsi carico delle eventuali perdite; i depositanti solo per la quota eccedente i centomila euro». E sulla rischiosità dell'investimento basta indicare con la matita rossa: altissimo, alto, medio e basso rischio, mai rischio zero. Chiarezza e trasparenza assoluta. Per ripartire. In fiducia. www.

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