Il Banco torna a spaventare la Borsa

La popolare cede il 9% e trascina il listino. Nagel: «Il fondo Atlante ha impedito un bail-in. Serve consolidamento»

Camilla Conti

Gli aumenti di capitale delle Popolari e i timori per la mole di sofferenze che zavorra i bilanci delle banche nostrane continuano a far tremare la Borsa. Prima il flop della Vicenza che ha evitato il bail in grazie all'intervento del fondo Atlante, poi il ribaltone al vertice di Veneto Banca decretato dall'ultima assemblea che ha fatto slittare di almeno una settimana la tabella di marcia della ricapitalizzazione dall'esito ancora incerto. E ieri a guidare i ribassi dei titoli del credito sul listino milanese è stato il Banco Popolare che all'indomani della diffusione dei conti trimestrali, ha lasciato sul terreno il 9,09% rivedendo durante la seduta anche il minimo storico a 4,06 euro. Idem per la promessa sposa Bpm che dopo aver strappato al ribasso ha archiviato la giornata in calo del 6,38% a 0,52 euro. Debole anche Unicredit che ha ceduto il 3,7%, Ubi il 3%, Mps il 2,4% mentre Intesa ha perso l'1,6% con l'indice FtseMib a -1,3 per cento.

Eppure il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, sostiene che le preoccupazioni dei mercati sulla qualità degli attivi degli istituti di credito del Belpaese «sono esagerate», forse contagiato dal perenne refrain dei vertici dell'Abi «le banche italiane sono sane». Non ha invece diffuso false speranze l'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, che ieri presentando i conti agli analisti ha invocato per il sistema «un piano credibile di consolidamento del settore che è troppo frammentato».

E che per ora è rimasto al palo. La stessa marcia nuziale fra Bpm e Banco comincia a stonare: gli analisti temono gli effetti dell'aumento di capitale da un miliardo del Banco da varare entro maggio. Contrariamente a quanto era stato prospettato, la ricapitalizzazione sarà effettuata in un'unica soluzione e offerta per l'intero importo in opzione agli attuali soci. Il che la rende più delicata in un momento in cui i conti del Banco non brillano. La banca ha infatti anticipato la pulizia di bilancio con accantonamenti extra che probabilmente saranno contabilizzati anche nei prossimi trimestri. La tensione in Borsa, inoltre, resta alta visto il flop dell'aumento della Popolare di Vicenza e le perplessità sul successo di quello di Veneto Banca. A ciò si aggiungono le parole del ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che ieri da Londra ha sottolineato come «il settore privato» bancario potrebbe decidere di rafforzare il fondo Atlante «con ulteriori risorse». Un supporto esterno potrebbe intanto arrivare da Mediobanca (ieri +1,7% in Borsa) che fra l'altro - insieme a Bofa Merrill Lynch - è capofila del consorzio di garanzia dell'aumento del Banco Popolare. L'ad Alberto Nagel si è dichiarato pronto a valutare un intervento nella ricapitalizzazione di Veneto Banca «se fosse indispensabile per fare la quotazione». L'istituto di Piazzetta Cuccia, che era global coordinator dell'Ipo della Popolare di Vicenza, si era impegnato a investire 75 milioni prenotando una quota del 5% poi non sottoscritta e potrebbe quindi replicare il copione anche con Veneto Banca di cui è invece garante un consorzio capitanato da Intesa.

Pur non avendo partecipato ad Atlante, «abbiamo concordato un intervento più coerente con la nostra operatività», ha spiegato Nagel sottolineando comunque l'utilità del fondo perchè «ha diminuito il rischio che un'importante banca finisse in una procedura di bail in». Più chiaro di così.

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