Camilla Continostro inviato a TorinoÈ tutta colpa di qualcun altro: di Bruxelles che ci ha imposto il bail-in senza prestare «sufficiente attenzione alla fase di transizione» tanto che ora il meccanismo va rivisto; delle conoscenze in materia di finanza che in Italia sono «particolarmente carenti»; delle lungaggini normative per il recupero dei crediti; della volatilità in Borsa alimentata dalla «lettura allarmistica di una richiesta puramente informativa della Vigilanza europea».Nel suo primo intervento dell'anno il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha dedicato molto spazio alle responsabilità altrui. E altrettanto alla difesa dell'autorità che guida dal 1 novembre del 2011. Davanti a banchieri e operatori finanziari riuniti ieri al congresso dell'Assiom Forex, Visco ha spiegato che le grandi tensioni sui mercati non trovano giustificazione nelle condizioni di fondo: gli istituti italiani sono «ben patrimonializzati» e «i crediti deteriorati sono ampiamente coperti da svalutazioni e garanzie». Ha imputato alla Ue di non avere ascoltato nè Palazzo Koch nè il ministero del Tesoro quando avevano chiesto in sede di definizione della norma di non applicarla retroattivamente e un «passaggio graduale e meno traumatico». Per questo occorre rivedere alcune delle nuove norme sul bail-in adottate a livello europeo sfruttando una clausola contenuta nella stessa norma «che ne prevede la revisione, da avviare entro giugno 2018». Ma L'esecutivo Ue ha già risposto picche: «non ci sono piani di cambiare la direttiva adottata nel 2014 con il consenso di una stragrande maggioranza al Parlamento europeo e con l'accordo unanime degli stati membri», ha replicato ieri un funzionario da Bruxelles sottolineando che «da un anno e mezzo si sa che il bail-in dei creditori avrebbe protetto i contribuenti».In relazione alle quattro banche finite sull'orlo del baratro e salvate in extremis dal governo, «non c'erano soluzioni alternative di mercato, data l'irreversibilità del dissesto». Bankitalia ha sempre controllato, come dimostrano «i documenti resi disponibili sul nostro sito» (ieri è stata pubblicata una cronologia delle azioni svolte e una serie di domande e risposte), ha poi aggiunto il governatore dichiarandosi disponibile a offrire «ogni ulteriore chiarimento nelle sedi e nelle forme che il parlamento riterrà opportune». E comunque «nessuna attività di vigilanza, in nessun Paese, è in grado di azzerare il rischio di crisi bancarie, specialmente in periodi di grave recessione». Tanto che forse è meglio chiedere agli istituti di credito italiani di creare un fondo volontario per la gestione delle crisi «aggiuntivo rispetto ai sistemi obbligatori di garanzia dei depositanti», ovvero come alternativa al cosiddetto fondo di risoluzione. Visco ha inoltre annunciato che Bankitalia sta per avviare «una specifica rilevazione statistica sulle sofferenze», perché per migliorare la capacità di intervento in questo campo va adottato «un approccio di tipo industriale». Il governatore ha poi richiamato l'esecutivo alla necessità di accelerare sul sistema delle Banche di credito cooperativo, dopo che ieri il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha annunciato che la riforma sarà varata dal governo la prossima settimana. L'intervento si è poi chiuso con l'appello a una «chiarezza di intenti» per rafforzare la fiducia nel settore bancario e a uno sforzo congiunto che coinvolga banche, autorità di vigilanza di controllo e governo». Si può «contare sul nostro impegno», ha concluso Visco archiviando così critiche e dissapori di questi ultimi mesi con Palazzo Chigi.In platea, gli operatori e anche i banchieri hanno applaudito.
Ma tra le reazioni va annotata quella del presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli: «Sono state spiegate tutte le ragioni per cui si è intervenuti sulle quattro banche e i problemi che si sono dovuti affrontare per rispettare le indicazioni della Bce». Ovvero, ricordatevi che chi comanda ora è Mario Draghi. Più chiaro di così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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