Guerra in Ucraina

La "beffa" sulla farina: costa meno ma i rincari sono su pane e pasta

Scende il prezzo della farina ma aumenta quello di pane e pasta: rincari ingiustificati, il conflitto in Ucraina è responsabile soltanto in minima parte. Ecco perchè e cosa succede

La "beffa" sulla farina: costa meno ma i rincari sono su pane e pasta

La beffa è servita: se stanno calando i prezzi del grano tenero (-8,5%) dal quale si ottiene la farina, materia prima indispensabile per pane e pasta, aumenti tra il 15 e il 30% proprio per due tra gli alimenti principali degli italiani oltre al prezzo dei biscotti. Follie economiche in tempo di guerra. Assoutenti ha calcolato un aumento di 13 volte del prezzo sul pane: un chilo costava 5,31 euro, adesso si pagano quasi 10 euro.

I fattori degli aumenti

Ad influire sul prezzo finale, però, contribuiscono una serie di altri fattori che vanno dall'energia al costo del lavoro. Anche se la Coldiretti ha fatto notare che da sei anni a questa parte non si assisteva a un calo del prezzo del grano così drastico, i mercati finanziari amano speculare sulle difficoltà agricole quotidiane con le quotazioni che dipendono sempre di più dalla previsione di quanto si acquisterà e venderà nel prossimo futuro. Di certo, in questo marasma ci si è messa di mezzo la guerra in Ucraina che ha fatto lievitare, indirettamente, anche i costi sul pesce, tornato sui banconi dei mercati dopo una settimana di sciopero dei pescherecci a causa del caro benzina. Come si legge sul Messaggero, però, gli aumenti sono mostruosi: oltre 30 euro al chilo per le orate degli allevamenti non interessate dallo sciopero e 15-20 euro al chilo per i molluschi allevati in Adriatico.

I rincari per città

Ben il 70% del grano tenero italiano è di importazione russa o ucraina però, come abbiamo visto, il suo prezzo è in calo. Possibile allora che a Ferrara un chilo di pane costi 9,8 euro, più di 4 euro superiore alla media? Città che vai prezzi che trovi, ed è un'altra follia del mercato di questo periodo. Lo stesso chilo di pane, infatti, a Bari costa al massimo sei euro, di poco superiore alla media nazionale (5,31 euro). L'altro paradosso è che il grano duro, dal quale si ottiene la farina per fare la pasta, viene importato da zone non di guerra come Canada, Stati Uniti, Messico e altre nazioni europee che non siano l'Ucraina. Proviene anche dal Kazakistan dove c'è stato un blocco nell'ultima settimana ma non per questo si è registrato un aumento. Non è così, però, sugli scaffali: a Cagliari un chilo di pasta può costare anche 4,71 euro al chilo contro una media di quasi due euro, ben più del doppio.

Le motivazioni

Guerra, bollette aumentate a dismusira a causa del caro energia e il gioco è fatto: ecco spiegati gli aumenti assurdi sulle materie prime. Come abbiamo visto sul Giornale.it, sono stati superati i 400 euro a tonnellata per pane e biscotti, mai così alti nella storia italiana secondo i dati del CAI, i Consorzi agrari d'Italia, in base alla rilevazione settimanale della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento per le contrattazioni dei prodotti agricoli. L'unica cosa da non evitare è la psicosi da scaffale, riempire i propri carrelli della spesa come fossimo in guerra. "A meno che non ci sia un blocco dell'export da parte dell'Ungheria, non ci sono rischi di approvvigionamento all'interno dell'Unione europea" sintetizzano dai Consorzi agrari parlando di pasta.

Per gli aumenti, invece, è ora che si intervenga per calmierarli e farli tornare ai prezzi d'origine.

Commenti