In Borsa cresce la paura di un crac del Portogallo

In Borsa cresce la paura di un crac del Portogallo

A pochi giorni dal salvataggio della Grecia, in Borsa aumenta la paura che anche per il Portogallo l’unica strada possibile sia quella di un «fallimento controllato». Dopo i timori espressi dagli analisti di Citi, secondo cui Lisbona ora non ha le premesse per tornare a crescere, a rilanciare l’allarme è stato il colosso mondiale del risparmio gestito Pimco (1.360 miliardi di dollari di masse in gestione). «Entro la fine dell’anno il Portogallo farà la stessa fine di Atene», ha vaticinato l’amministratore delegato della società controllata dal gruppo Allianz, Mohamed El-Erian, sottolineando al settimanale tedesco Der Spiegel che il piano di aiuti internazionali da 78 miliardi attualmente in vigore si rivelerà insufficiente. Il problema è la grave situazione economica del Paese che quest’anno vedrà il pil subire una contrazione del 3,3% a causa delle pesanti misure di austerità varate dal governo. Presto Lisbona busserà quindi di nuovo alla cassa di Ue e Fmi. Facile, quindi, scommettere che ci sarà un duro dibattito su come suddividere il peso dei nuovi aiuti tra gli europei, la Bce e il Fondo monetario internazionale. Citi pensa che il Portogallo andrà verso a un duro piano di ristrutturazione, dimezzando il valore moninale del debito pubblico contro il -70% circa della Grecia. I mercati «diventeranno nervosi, soprattutto in vista della partecipazione dei creditori privati al salvataggio», ha proseguito El-Erian rimancando che il 2012 sarà la prova del fuoco per l’intera Eurozona che dovrà decidere se sciogliersi o diventare una realtà più piccola e più forte. In sostanza a Bruxelles servono riforme che favoriscano consumi e investimenti, e quindi un cambio di marcia rispetto alle cure riservate alla stessa Atene. Dove ci siamo «mostrati duri sul risanamento delle finanze ma molto deboli rispetto ad un altro parametro importante, quello della crescita», ha ammesso il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker aggiungendo che sarebbe stato invece «logico» agire diversamente visto che il Paese ellenico sta attraversando il quinto anno di recessione. A continuare a soffrire sarà comunque l’intera economia mondiale, per cui la ripresa si prospetta come «una maratona e non uno sprint» - ha detto il direttore del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde durante una missione in Cina - sottolineando che occorreranno altre riforme per sostenerla.

Le stesse misure adottate da Ue e Stati Uniti vanno nella giusta direzione ma le «principali vulnerabilità non sono scomparse», ha detto Cristine Lagarde riconoscendo alla Cina che senza l’«impulso» da lei assicurato il contesto avrebbe potuto essere anche peggiore.

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