Sofia FraschiniSarà una settimana al cardiopalma per tutti gli investitori mondiali. Dopo il disastroso crollo accusato dalle Borse con l'avvio dell'anno, le prossime cinque sedute, da quella di oggi, sono considerate un test importante, l'ultima speranza perché vada in scena una correzione di rotta che faccia dimenticare le ultime pesanti perdite: i mercati europei hanno lasciato sul terreno quasi 7 punti percentuali e Piazza Affari non è stata da meno (-7,2%), mentre Madrid e Parigi hanno perso rispettivamente il 6,65% e il 6,54%. Poco consola che il Dax tedesco abbia fatto ancor peggio, perdendo l'8,32% in cinque sedute. E non è andata meglio a Wall Street: l'S&p500 ha segnato un capitombolo del 6%, la maggior caduta settimanale dal settembre 2011 e la peggior ottava di inizio anno di sempre. Per le Borse si tratta, in soldoni, di una perdita di capitalizzazione di oltre 2.300 miliardi di dollari. E i corsi e ricorsi storici si sprecano: mentre l'economista George Soros avverte che la situazione ricorda quella del 2008 quando scoppiò la crisi dei subprime, per Goldman Sachs un avvio d'anno così non si vedeva dagli anni 70. Cosa attendersi dunque nelle prossime cinque sedute? «Il mercato è ancora sotto pressione spiega un analista perché i fondamentali non sono cambiati. La crescita economica cinese sta rallentando, gli indicatori economici ne sono la prova. Cè inoltre una fuga di capitali dall'Asia». Insomma, le bocce sono ferme, e le variabili che hanno portato a questo tracollo probabilmente continueranno a influenzare i mercati: dalla crisi dell'economia cinese, al crollo del prezzo del petrolio (sotto i 33 dollari al barile), per non parlare della politica sui tassi (unico fattore da cui forse potrebbero arrivare sorprese) e delle crisi geopolitiche. «Anche la prossima settimana sarà all'insegna della volatilità» spiega un analista segnalando alcuni appuntamenti clou a livello macro: in Usa, venerdì, sono attesi i dati di dicembre su vendite al dettaglio e produzione industriale, oltre ai dati di gennaio dell'indice Empire State e sulla fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan. In Europa, invece, il dato principale è quello di giovedì relativo alla decisione sui tassi della Bank of England. «Analogamente alle ultime cinque riunioni, riteniamo che la BoE deciderà con un voto di 81 di lasciare il tasso di riferimento invariato allo 0,5%, ma probabilmente accennerà già a rischi al ribasso per le sue previsioni sulla crescita del Pil e sull'inflazione». In agenda, sempre giovedì, ci sono poi i verbali della riunione di dicembre della Bce. In Cina, infine, occhi puntati sui dati relativi al commercio estero (13 gennaio) e ai prestiti (tra il 10 e il 15 gennaio). «Per quanto riguarda la settimana che verrà spiega Gabriele Roghi di Invest Banca bisogna vedere cosa accade in Cina. La svalutazione dello yuan e deboli dati macro potrebbero continuare a favorire il risk off (avversione al rischio) dalla Borsa che poi si trasmette all'equity europeo e americano». E in questo quadro incerto, a fare nuovi passi falsi sono anche le grandi banche d'affari.
Dopo aver puntato tutto sull'azionario 2016 (nelle previsioni degli ultimi mesi del 2015), ora JP Morgan, Citigroup, e Ubs mettono le mani avanti e suggeriscono di assumere (con ritardo) un atteggiamento più neutrale sull'equity.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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