La querelle tra la famiglia Malacalza e Marco Tronchetti Provera, patron della galassia Pirelli, rischia di uscire, se non lo è già, dal controllo dei diretti interessati. Le indiscrezioni che Indymedia riconduce ai genovesi, rischiano per questi ultimi di trasformarsi in manna per gli speculatori. Ieri, infatti, dopo la fuga di notizie che a metà agosto aveva portato allo scoperto lo scontro in atto tra i due grandi soci di Camfin, l'hacker «Mr. Bean» ha sfidato ancora Tronchetti Provera, facendosi portavoce delle argomentazioni dei Malacalza sul parere di Banca Leonardo relativo al bond convertibile della holding che controlla Pirelli, definito «lacunoso ed errato». É ancora il sito Indymedia a pubblicare una lettera riservata indirizzata a Tronchetti Provera, come presidente di Prelios, contenente anche varie argomentazioni dei genovesi sulla recente delibera di ricapitalizzazione della cassaforte Gpi. Immediata la replica stizzita del presidente di Camfin e Pirelli: «La Marco Tronchetti Provera Sapa - si legge nella nota - deplora fermamente la nuova diffusione non autorizzata di documenti e informazioni, anche di carattere riservato, concernenti Camfin e società dalla stessa partecipate, nonché le attività dei loro organi, chiaramente intese a destabilizzare Camfin e le sue partecipate, nonché il regolare andamento delle negoziazioni delle azioni sulmercato». Secondo la società milanese si tratta di «documenti contenenti rilievi infondati e palesemente pretestuosi, nonché informazioni imprecise e scorrette, e la società si riserva di assumente ogni ulteriore iniziativa in ogni opportuna sede». «Quello a cui assistiamo - ha stigmatizzato dal Workshop di Cernobbio, Tronchetti Provera - è robaccia, non è cosa degna di società quotate».
Nel carteggio reso noto sulla convenienza o meno del bond convertibile per ristrutturare il debito Camfin, i Malacalza metterebbero in discussione il lavoro dell'advisor Banca Leonardo. Il sito argomenta, attribuendo il ragionamento ai Malacalza, che il bond convertibile finirebbe per aumentare l' indebitamento di Camfin, avrebbe costi alti (interessi fino al 10% del capitale) e potrebbe rivelarsi un boomerang nel caso di un forte apprezzamento del titolo Pirelli. Tuttavia, secondo altre fonti di mercato riportate da Radiocor, l'attuale rapporto tra debiti e patrimonio di Camfin è pari a poco più del 33%, un valore praticamente doppio rispetto a quello che, secondo alcuni analisti, le banche di norma accettano per strutturare un'emissione obbligazionaria «private». Inoltre, l'incremento del debito non sfonderebbe il tetto dei 40 milioni imposto dal patto tra i soci Camfin. E ancora, il valore della partecipazione di Pirelli in mano a Camfin, sulla base dell'attuale capitalizzazione di mercato (oltre 4 miliardi) è pari al più del doppio dell'indebitamento di Camfin, che ha chiuso il primo semestre con una posizione finanziaria netta negativa per 382,4 milioni.
Quanto al costo del possibile convertibile, per alcuni analisti, quelli di un bond si aggirerebbero sotto il 6% e non al 10% come sostenuto da Malacalza, secondo Indymedia. Le banche, poi, in particolare Intesa Sanpaolo e Unicredit disponibili ad appoggiare tale operazione, ritengono sostenibile il costo del debito, tenuto conto dei dividendi attesi da Pirelli sulla base del piano industriale della Bicocca. Agli attuali valori, fa presente l'analista, la percentuale di azioni Pirelli da mettere al servizio del prestito obbligazionario si aggirerebbe intorno al 3%: la metà di quanto detenuto fuori dal patto Pirelli. Infine, in caso di riacquisto in contanti con un prezzo delle azioni Pirelli più alto di quello di conversione, il maggior esborso cash rispetto al valore nominale sarebbe compensato dall'incremento di valore dell' intera partecipazione Pirelli.
Dell'esistenza di una lettera in cui i Malacalza avrebbero spiegato ufficialmente le ragioni del loro «no» al bond per Camfin ,il Giornale aveva dato un'anticipazione la scorsa settimana. All'ultimo momento, però, i genovesi avevano fatto un passo indietro. Ieri il «colpo» di Indymedia.
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