Atlantia ha avviato «i contatti» con Gemina «finalizzati alla verifica dei presupposti per un'eventuale operazione di integrazione societaria» tra la concessionaria autostradale e il gruppo aeroportuale. Anche Gemina, in una nota separata, ha informato il mercato dell'avvio di «contatti funzionali a verificare la sussistenza dei presupposti industriali, finanziari, economici e giuridici per un'eventuale operazione di integrazione societaria tra le due holding quotate».
Per la fine di questa settimana le due società che fanno capo alla holding Sintonia dei Benetton dovrebbero scegliere gli advisor legali e finanziari, mentre per fine mese si concluderà la fase di studio dell'operazione con le simulazioni che serviranno anche a definire i concambi. Quel che si profila, nel riassetto delle holding attraverso le quali la famiglia di Ponzano Veneto controlla gli aeroporti romani e le autostrade, è un'Opa da parte di Atlantia. L'offerta cash rispetto alla carta permetterebbe così ai soci di minoranza di Gemina, se vorranno, di monetizzare l'investimento e uscire dalla partita. Tra questi, oltre a Changi Airport di Singapore, ci sono azionisti finanziari come Mediobanca, Generali, Unicredit e Unipol.
I passaggi del riassetto sono comunque allo studio a breve, mentre a febbraio potrebbero già riunirsi i cda per deliberare la fusione. Trattandosi di un'operazione tutta italiana si pensa che, se i vari tasselli andranno a posto, non sarà necessario attendere l'avallo del nuovo governo. Adr ha bisogno delle competenze della «consorella» che ha pronto un piano di investimenti da 12 miliardi di euro, sino alla fine della concessione nel 2044, per Fiumicino.
Intanto Gemina e Alitalia sono ai ferri corti.
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