
Grandi manovre sull'Ilva. La Cassa Depositi e Prestiti è pronta ad entrare nel gruppo siderurgico, affiancando Arcelor Mittal, il capofila della cordata che ha vinto la gara per l'acquisizione della società di Taranto.
L'impegno di Cdp che, ricordiamolo, era schierata inizialmente insieme a Jindal, Arvedi e Del Vecchio in AcciaItalia, la squadra concorrente uscita sconfitta dalla corsa, consente di soddisfare la richiesta arrivata nelle settimane scorsa dall'Antitrust europeo di escludere il gruppo Marcegaglia, attualmente azionista al 15% della cordata Am InvestCo. Il timore di Bruxelles, infatti, è che dall'incontro del più grande produttore mondiale di acciaio, Arcelor Mittal, col più grande trasformatore europeo, Marcegaglia, possa nascere una concentrazione in grado di alterare gli equilibri del mercato e la concorrenza.
Nel nuovo assetto, funzionale dunque all'uscita del gruppo Marcegaglia come risposta allo stop dell'Antitrust, Arcelor Mittal avrebbe sempre l'88,8% dell'Ilva con un investimento di circa 1,5 miliardi; mentre Cdp avrebbe il 5,6% mettendo sul piatto 100 milioni. Altri 100 milioni arriveranno da Intesa SanPaolo, anch'essa al 5,6%, che si è resa disponibile a partecipare all'acquisto del gruppo di Taranto ma solo dopo aver ricevuto il via libera della Ue una volta definiti tutti gli accordi sindacali e ambientali.
L'operazione ha preso corpo ieri durante l'incontro fra il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e Aditya Mittal, ceo di Arcelor Mittal Europe. In sostanza, nel passaggio della cordata all'acquisto dell'Ilva è già pronto il nuovo azionista. Cdp avrebbe già firmato un accordo «non vincolante» con Am Investco per studiare soluzioni in vista di un impegno nel piano di ristrutturazione e rilancio del gruppo siderurgico al momento della vendita degli asset.
Nel corso dell'incontro fra i vertici di Arcelor Mittal e Calenda ieri sono stati, tra l'altro, affrontati i punti all'ordine del giorno previsti per il tavolo su Taranto convocato per il 20 dicembre al Mise.
Calenda ha anche scritto una lettera al governatore della Puglia Michele Emiliano, invitandolo al ministero prima per studiare insieme i diversi punti all'ordine del giorno, con la speranza che Emiliano ritiri il ricorso al Tar.